Geronzi: "Le Generali? Non sono interessato"

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E Nagel annuncia: per Mediobanca un utile "consistente"

«Non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire. Non sono interessato alle Generali. Punto e basta». Cesare Geronzi spende l'ultima parola - ma esperienze pregresse insegnano che potrebbe essere anche la penultima - su un'ipotetica migrazione dalla presidenza di Mediobanca a quella del Leone, dove il prossimo aprile è previsto l'addio dell'anziano numero uno Antoine Bernheim. Il cambio della guardia a Trieste ci sarà - di questo ormai nessuno dubita nè in piazzetta Cuccia nè fuori, anche se lo stesso Bernheim si dice «nè ottimista nè pessimista» su una sua ipotetica permanenza - ma i giochi sulla successione sono ancora tutti da fare.
Geronzi parla all'assemblea annuale di Mediobanca, chiamata ad approvare i conti dell'esercizio 2008-2009, chiuso al 30 giugno scorso. Un esercizio che ha coinciso con i mesi più duri della crisi finanziaria, riducendo a soli due milioni di euro l'utile di piazzetta Cuccia ed eliminando quindi qualsiasi prospettiva di dividendo ai soci, visto che i vertici non vogliono certo toccare le riserve in questa fase in cui rafforzare il patrimonio è la parola d'ordine per tutti. Ma già in questo esercizio - è la promessa - le cose cambieranno. I dati del primo trimestre, chiuso al 30 settembre, approvati ieri dal consiglio, segnano un utile netto di 200,6 milioni dopo tre trimestri in rosso, grazie soprattutto all'attività bancaria e a una rivalutazione delle partecipazioni. Certo, è il 35,3% in meno dello stesso periodo di un anno fa, quando la crisi cominciava ad accelerare, ma le prospettive per il futuro sono per l'appunto meno cupe adesso di quanto fossero all'epoca.
Così, rassicura l'amministratore delegato Alberto Nagel, per l'esercizio in corso si prevede un «utile netto di una certa consistenza», che consentirà di «ragionare in cda sulla politica dei dividendi, che è funzione della patrimomalizzazione. In funzione delle nuove norme in materia, che verranno decise a inizio 2010, si potrà decidere quanto distribuire ai soci e quanto destinare a patrimonio». Del resto quel management Mediobanca che eleva la prudenza al posto più alto tra le virtù cardinali ci tiene a far sapere che il suo Core Tier 1, il criterio di patrimonializzazione cbe oggi sembra contare più d'ogni altro nel mondo bancario, è arrivato a fine settembre al 10,7% e dovrà salire ancora fino a un livello prossimo al 12%. Assieme ai risultati, arrivano poi prospettive di sviluppo. Mediobanca, che al posto del dividendo quest'anno ha distribuito azioni gratuite a cui erano legati warrant a pagamento per un miliardo - saranno quotati dalla seconda metà di novembre - ritiene che questo capitale potrà servire «per cogliere le opportunità che si stanno presentando in Italia e-all'estero, nelle attività di banca d'impresa e di banca retail», spiega Nagel Anche se la banca - chiarisce subito - non è obbligata a crescere, come dimostra il «no» all'acquisto dell'investment banking di Sai Oppenheim in Germania. L'obiettivo resta dunque sempre quello di una crescita organica: «Piuttosto che tramite grosse acquisizioni, che non sono escluse, la nostra strategia di base è crescere usando la nostra forza e la nostra cultura». E il focus sull'attività bancaria è testimoniato anche alla risposta di Nagel a un socio che vorrebbe piazzetta Cuccia più forte ancora in generali, di cui ha già il 14,7%: «La nostra esposizione sul Generali è molto alta. Dobbiamo invece aumentare il capitale investito nelle attività bancarie; altrimenti
verremo percepiti come holding e non come gruppo bancario. Sulla partita delle partecipazioni - dove tra l'altro viene limata la quota in Fiat, passata dallo 0,87 allo 0,56% - il direttore generale Renato Pagliaro spende parole nette per Mediobanca azionista di maggioranza della Rcs anche perché, ricorda, rilevò parte della quota Fiat: «Trovo abbastanza innaturale la posizione di una banca in una società editoriale». Dubbi che però non devono essere cosi diffusi tra i soci, come pare ammettere lo stesso Pagliaro parlando di «posizione personale» e che certo non sarebbero mai destinati a concretizzarsi in atti con queste quotazioni: «Non venderemo a novembre 2009», insomma.

Francesco Manacorda