Gli astri dicono: non strafare!

Liberal

È riuscito ad ottenere tutto quello che voleva: a questo punto l'unico rischio è "l'onnipotenza"

Per l'Acquario si annuncia un anno semplicemente straordinario: la crisi economica che è partita dall'America del moral hazard ha trovato da noi come in molti altri Paesi un capro espiatorio perfetto come il "liberismo" e il "mercatismo sfrenato", e in più la situazione difficile della nostra economia richiederà il ritorno in auge dei cosiddetti "banchieri di sistema" e del "capitalismo assistito".
Una situazione ideale per Geronzi, che strategico lo è stato e ci si è sempre sentito, e che lui, insieme al vecchio amico-nemico Nanni Bazoli, è pronto a tornare ad assolvere.
Nel nuovo-vecchio corso, spazio quindi ai salvataggi governativi per aziende e banche in crisi e per l'imprenditoria "di Stato": in questa visione, a cadere o a trovarsi in difficoltà saranno i banchieri "di mercato", che hanno rappresentato in questa fase storica l'alternativa al potere di Geronzi.
Primo tra tutti, quell'Alessandro Profumo con il quale lo scontro per la  governance su Mediobanca era arrivato a cime altissime verso la seconda metà dell'anno appena passato, e che però ha dovuto prima fare buon viso a cattivo gioco nel momento in cui si è trovato a perdere la battaglia della governance su Piazzetta Cuccia (che ha visto anche il ridimensionamento forse definitivo della coppia Nagel-Pagliaro), e poi è finito travolto dall'ondata della crisi dei subprime, oggettivamente a causa di una serie di errori di gestione che notevano essere riparate.
Più che la congiunzione con Nettuno (tra maggio e agosto), che certifica che vi sarà un forte aumento d'interesse per le questioni spirituali, mistiche e religiose, Geronzi quindi potrà guardare la costellazione del capitalismo senza capitali italiano per rallegrarsi: la sistemazione delle difficoltà di Zaleski e del Banco Popolare rafforza indirettamente anche lui, oltre che Bazoli; la partita di Alitalia non gli ha visto recitare un ruolo da protagonista (a causa delle resistenze dell'ad e del direttore generale), ma se alla fine la Cai si alleerà con Air France, Mediobanca potrà dire di aver contribuito a tessere la tela. E alle nuove battaglie - in primis quella della vicepresidenza di Generali - si potrà presentare confidando di avere in mano le armi giuste. Per la gioia di quelli convinti che tutta sommato lo Stato imprenditore e i banchieri-monsignori sono in grado di gestire e  convogliare le poche risorse del sistema capitalistico italiano in modo più saggio di quanto possa fare il "terribile" mercato.
In più la presenza di Giulio Tremonti all'Economia gli assicura grandi opportunità di riuscita, specialmente se il ministro continua la sua battaglia con Mario Draghi, che da Bankitalia aveva anche lui sollevato più di un'obiezione sullo strapotere del banchiere di Marino.
Gli astri però consigliano a Geronzi di non cercare di strafare. Perché la berlusconizzazione di Mediobanca potrà anche costituire per lui motivo di accrescimento della sua influenza, ma in questo modo si rischia anche di romanizzare troppo un istituto che è milanese per mentalità prima ancora che per geografia.
E questo non farebbe piacere non solo a Enrico Cuccia, ma anche e soprattutto a chi pensa ancora che una cosa è puntellare un sistema (che scricchiola sempre più paurosamente, e invece andrebbe rifondato), l'altro esserne troppo convinti sostenitori. E anche a coloro - ma sono pochissimi - che in Italia ancora pensano che una cosa è la politica un'altra la finanza.