L'assemblea di Mediobanca incorona Cesare

Il Riformista

Tradizionale. Dopo mesi di battaglie cruente si chiude ufficialmente la guerra di Mediobanca. Il sistema di governo della banca d'affari abbandona il duale con un consiglio di gestione e uno di sorveglianza e torna al tradizionale, con un amministratore delegato e un presidente

Ieri l'assemblea di Mediobanca ha sancito il ritorno della merchant bank alla governance tradizionale, composta da un consiglio di amministrazione e da un collegio sindacale. Per Cesare Geronzi, ex presidente di Capitalia, è il coronamento della sua carriera di banchiere, cominciata negli anni Sessanta in Banca d'ltalia. Della nuova Mediobanca Geronzi sarà il dominus, grazie alla nuova govemance che prevede che, in caso di stallo decisionale fra gli organi societari, il presidente sia l'ago della bilancia.
Nessuno dei presidenti che si sono succeduti dopo la morte di Enrico Cuccia, il fondatore della banca d'affari, ha avuto un potere tanto ampio. E questo in un momento molto delicato per la storia finanziaria del paese, una fase in cui Mediobanca si e candidata a giocare unu ruolo di primissimo piano nell'affiancamento del Tesoro e della Banca d'Italia nel processo di messa in sicurezza del sistema bancario italiano, alla prese con la crisi economica internazionale.
Cesare Geronzi è consapevole della rilevanza strategica della banca d'affari in questo frangente della storia italiana. Nel suo intervento in assemblea ha detto: "Questa banca in un contesto economico come questo è estremamente importante ed e al centro dell'osservazione economica e finanziaria del Paese. Insieme ad altre banche sosterrà la ripresa del paese".
A sostenere le sue ambizioni in questo senso, contribuisce non solo il lunghissimo cursus honorum di successi nel panorama finaniario e capitalistico italiano ma anche il fatto che la banca sia rimasta sostanzialinente immune da ogni forma di contagio dalla crisi finanziaria dei mercati. E stato lo stesso Geronzi, prima che prendesse il via l'assemblea degli azionisti, a ricordare che la banca "va benissimo". L'amministratore delegato Alberto Nagel, rispondendo a un socio, ha sottolineato che «dire che Mediobanca è immune non è reale, ma siamo poco incisi dal fenomeno», ricordando però che la banca d'affari milanese si è tenuta distante dagli asset tossici perche "non investiamo in cose che non capiamo bene o lontane da noi, per questo abbiamo annullato i rischi".
Geronzi ha approfittato dell'occasione assembleare per tranquillizzare - in verità non è la prima volta - quanti temono che possa decidere di puntare alla poltrona di vicepresidente delle Generali, tradizionalmente riservata al presidente di Mediobanca, che delle assicurazioni triestine è azionista di riferimento con una quota del 14 per cento circa. «Nonostante nessuno ci creda -ha affermato - non ho e non ho mai avuto nessuna intenzione di fare il vice presidente, nè tanto meno il consigliere di Generali». I1 presidente di Mediobanca ha inoltre chiuso definitivamente la pagina delle contrapposizioni con il management, apertasi quando è stato deciso il ritorno alla governance tradizionale, dopo la parentesi dualistica. Lo scontro c'è già stato, duro, franco, aperto, ma la miccia non è stata innescata da motivi personali, e ieri il capo della banca d'affari milanese ha cercato di aprire pubblicamente una fase nuova. "Di tutto si trattava - ha spiegato - fuorché di rivalità personali con Nagel o con il management. Non c'cra nessuna diatriba personale", ricordando che «quando abbiamo deciso di cambiare - ha aggiunto - lo abbiamo deciso assieme, cominciando a lavorare a luglio per concludere, dopo la pausa di agosto, a settembre-anche perché incombeva la crisi dei mercati. Dobbiamo essere tutti compatti c uniti perché siamo tutti sul mercato. Ci dovete riconoscere che il ritorno al tradizionale è un atto di responsabilità».