Unicredit-Capitalia, via libera alla fusione

Il Messaggero

Via libera dagli azionisti a UniCredit-Capitalia, la seconda banca dell'eurozona per capitalizzazione

GENOVA - Via libera dagli azionisti a UniCredit-Capitalia, la seconda banca dell'eurozona per capitalizzazione (81 miliardi) e sesta per attivo. «Dal 1° agosto i clienti dei due gruppi potranno prelevare dai bancomat dell'altro gruppo senza costi aggiuntivi», dice Alessandro Profumo. I consigli delle due banche che si sposeranno dal 1° ottobre si riuniranno venerdì prossimo - quello di Unicredit approverà anche i conti del 2° trimestre - per scambiarsi quattro consiglieri a testa: ieri si sono dimessi in via Minghetti, Silvio Bianchi Martini, Paolo Fresco, Salvatore Mancuso mentre è libero il posto di Matteo Arpe, per fare spazio ai rappresentanti di piazza Cordusio. Che, secondo quanto risulta a il Messaggero, dovrebbero essere Profumo, Roberto Nicastro, Gian Vaccarino (attuale consigliere indicato dalla Cri) e uno espressione della fondazione Cariverona confermatasi primo socio col 4,987% davanti a Torino (4,810%).
Da Milano dovrebbero uscire Roberto Bertazzoni, Vaccarino, Vincenzo Calandra Buonaura e Amodei Tedeschi, al loro posto andranno Berardino Libonati (vicepresidente), Salvatore Ligresti, Mancuso e Donato Fontanesi. L'assemblea di Capitana, terminata tre ore prima della maratona genovese di piazza Cordusio, ha approvato la fusione per incorporazione con l'88,91% dei presenti (45,66% del capitale): il 59,5% di coloro che non hanno partecipato al voto hanno la facoltà di esercitare il diritto di recesso.
E a questo proposito Profumo ha annunciato che nel cda del 18 settembre «decideremo in base al numero se convocare un'assemblea per la modifica dello statuto e l'abolizione del tetto del 5%», anche se dopo ferragosto il quadro sarà più chiaro. L'assemblea di UniCredit; riunitasi per l'ultima volta a Genova visto che la sede sociale di Unicredit Group verrà trasferita a Roma, ha detto sì alle nozze col 99% del 42,59% del capitale rappresentato. «Siamo molto soddisfatti» commenta Profumo al termine delle sette ore di riunione nelle quali i soci si sono lamentati soprattutto per il trasferimento del quartier generale a Roma. In mattinata in sede ordinaria il plenum ha nominato il notaio Antonio Maria Marocco, già cooptato e del quale alcuni soci hanno contestato il curriculum nonostante la sua specchiata professionalità: tra l'altro ha rogitato le nozze fra Intesa e Sanpaolo.
«E' un sogno che si realizza» ha detto Cesare Geronzi soddisfatto della fusione nonostante l'astensione della fondazione Cr Roma, «non un sogno che svanisce. E' un motivo di orgoglio per quanti hanno concorso al suo successo». Il timoniere milanese si sofferma sulla redditività di cui è orgoglioso. «Confermiamo le sinergie annunciate (1,2 miliardi al 2010 di cui il 68% da costi, il 32% da ricavo, ndr), ma potremo fare di meglio. E in base ai primi risultati possiamo dire di superare l'obiettivo dei 56 centesimi di utile per azione a fine anno». Qualche socio ha messo il dito sul capitolo derivati d'attualità dopo il caso-Italease. «Abbiamo avuto un'operatività rilevante sui derivanti, ha spiegato Profumo, nel caso in cui dovessero esserci operazioni che il cliente non condivide, le discuteremo con lui».
Sulla mancata effettuazione della due diligence, il superbanchiere ha rilevato che «abbiamo fatto una desktop analysis, trattandosi di un'operazione di mercato con tre società di revisione  che auditano sotto la supervisione di Bankitalia, non sarebbe stato semplice mantenere la riservatezza». Sull'istruttoria dell'Antitrust relativa all' ingorgo in Mediobanca e Generali, Profumo ha ribadito che col «9,39% pari a meno di 1/3 del patto non esercitiamo alcuna influenza sul potere di veto».
Il nuovo gruppo adotterà la struttura divisionale con tre banche retail (Unicredit banca, Banca di Roma, Banco di Sicilia) e una governance tradizionale. «Non è vero che viene meno la presenza di una realtà bancaria», ha precisato Geronzi, «la Banca di Roma sarà una banca che governerà il credito dalla Toscana in giù e sarà una grande banca essa stessa. Abbiamo costruito una grande banca del centro sud e l'abbiamo fatta confluire con una grande banca del nord, siamo stati gli unici a farlo».