Mediobanca, Geronzi kingmaker dei nuovi soci

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Mercoledì prossimo il consiglio di sorveglianza di Mediobanca si riunisce per approvare il bilancio.

Mercoledì prossimo il consiglio di sorveglianza di Mediobanca si riunisce per approvare il bilancio. Il 27 ottobre è convocata l'assemblea dei soci. E nel frattempo la Banca d'Italia ha promesso di far recapitare il provvedimento con il quale ufficializza la sua posizione in merito ai poteri del presidente Cesare Geronzi. Non c'è che dire: per un'istituzione così compassata come piazzetta Cuccia, ottobre è un mese tsunami, nel quale la lettera di Mario Draghi rappresenta l'onda più alta. In quel provvedimento, infatti, il governatore deve mettere nero su bianco la sua raccomandazione a proposito della partecipazione del presidente del consiglio di sorveglianza, Cesare Geronzi, al consiglio di gestione, presieduto da Renato Pagliaro. Nello statuto questa possibilità c'è, ma Draghi si è detto contrario e, da qui, la necessità di un provvedimento formale. In effetti, nonostante la raccomandazione di via XX settembre sia arrivata a giugno, all'articolo 15 dello statuto di Piazzetta Cuccia compare ancora scritto che «il presidente del consiglio di sorveglianza partecipa, di norma, alle riunioni del consiglio di gestione». Tra l'altro Draghi dovrebbe aver già ricevuto altri due documenti importanti per la governance dell'istituto: si tratta delle due bozze di regolamento interno ai due organismi. Questi documenti, in pratica, si soffermano sui ruoli dei membri dei due consigli, ma non affronterebbero la questione della partecipazione dei componenti del consiglio di sorveglianza alle riunioni del consiglio di gestione. E viceversa. E visto che non viene sancito nessun principio contrario a quanto chiesto da Bankitalia. Draghi non dovrebbe avere nulla da obiettare.Eppoi ha svelenito non poco il clima la decisione di Geronzi di disertare l'ultimo consiglio direttivo. Soltanto dopo aver espletato tutte queste formalità, che però rischiano di trasformarsi anche in fatti sostanziali visto che la divisione dei poteri tra i vari consigli e i loro rappresentanti non è del tutto cristallina, si potrà procedere, sempre entro ottobre, all'operazione più delicata dell'anno: scegliere a chi consegnare l'oltre 9 per cento di Mediobanca che l'Unicredit-Capitalia deve dismettere, sempre per ordine dell'Antitrust. E li si giocherà la partita più delicata. Perché a decidere quante azioni dovranno avere i Benetton o la Fininvest (che si sono già dette disponibili) o quante ne dovranno avere i partner stranieri (ne sono stati contattati diversi) sarà l'assemblea del patto di sindacato su proposta del presidente del patto stesso che, a sua volta recepisce la proposta del presidente del comitato di gestione sentiti i componenti del comitato stesso. Una procedura che sembra fatta apposta per lasciare a Geronzi il potere di dire l'ultima parola sui futuri equilibri della banca.