Mediobanca, la politica snobba i cento anni di Cuccia

La Stampa

Nonostante gli inviti c'è solo la finanza alla corte di Geronzi. Molta finanza, zero politica. La Milano degli affari celebra i 100 anni dalla nascita di Enrico Cuccia con una cerimonia che segna anche il grande esordio nella finanza meneghina di Cesare Geronzi

Molta finanza, zero politica. La Milano degli affari celebra i 100 anni dalla nascita di Enrico Cuccia con una cerimonia che segna anche il grande esordio nella finanza meneghina di Cesare Geronzi, dallo scorso giugno presidente del consiglio di sorveglianza di Mediobanca. Del resto proprio in queste ore si mettono a punto gli ultimi accordi per risistemare il patto di sindacato che guida l'istituto, redistribuendo la quota che Unicredit ha avuto «in dote» dalla fusione con Capitalia: ieri Mediolanum ha deliberato di aumentare la propria quota al 3,5%. A metà mese si terrà la riunione del patto per il riassetto.
Ci sono tutti ma manca anche qualcuno nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, dove Geronzi fa gli onori di casa assieme al presidente del consiglio di gestione di Mediobanca Renato Pagliaro e al consigliere delegato Alberto Nagel, mentre sul palco si succedono le testimonianze di chi Cuccia lo ha conosciuto da vicino. Ecco volti storici del capitalismo italiano come Cesare Romiti e Carlo De Benedetti, ecco i rappresentanti delle famiglie da sempre vicinissime a piazzetta Cuccia, da Marco Tronchetti Provera a Ennio Doris, a Salvatore Ligresti accompagnato dalle figlie. Tra i manager il neopresidente di Telecom - ed ex di Mediobanca - Gabriele Galateri, i due ad delle Generali Giovanni Perissinotto e Sergio Balbinot, il presidente dell'Eni Roberto Poli. E poi banchieri, in servizio o a riposo, in quantità industriale: c'è l'ex presidente del Credito Italiano Lucio Rondelli, ci sono l'ex presidente della Comit Enrico Braggiotti e suo figlio Gerardo, oggi a capo di Banca Leonardo. Intesa-Sanpaolo è rappresentata dal responsabile del corporate Gaetano Micciché, l'Unicredit ha il presidente Dieter Rampl e il vice Fabrizio Palenzona. Sparuta ma rappresentativa la componente romana: c'è Gianni Letta, adesso in forza a Goldman Sachs, e Franco Carraro, già presidente di Mcc nell'era Geronzi.
E gli assenti? Non ci sono i vertici operativi delle due grandi banche Corrado Passera e Alessandro Profumo, impegnato ieri in un management committee, così come manca l'infortunato Giovanni Bazoli, presidente di Intesa-Sanpaolo. Assente pure il presidente delle Generali Antoine Bernheim. E soprattutto non si vedono i politici: da Romano Prodi a Giulio Tremonti, da Silvio Berlusconi a Massimo D'Alema, da Pierferdinando Casini a Enrico Letta, i maggiori esponenti del mondo politico - pur invitati - hanno tutti gentilmente declinato. Forse disinteresse, forse diffidenza ricambiata verso una figura che non aveva mai nascosto la sua scarsa stima nei confronti della classe dirigente italiana, forse prudenza nel muoversi in quello snodo sempre sensibile dove si incontrano politica e «salotti buoni».
Di Cuccia ognuno ha da tracciare la sua parte di profilo. Antonio Maccanico - che è stato presidente dell'istituto - parla dell'impegno politico, ricordando anche che «egli non fu mai nella zona grigia nel periodo della lotta per la libertà». Giampiero Pesenti ricorda che ha visto il suo gruppo è diventato grande anche grazie all'appoggio di Mediobanca. Giorgio La Malfa, che in piazzetta Cuccia ha diretto l'ufficio studi, si concede l'unico spunto polemico ricordando il delfino di Cuccia, Vicenzo Maranghi, «troppo presto costretto a lasciare la banca». Diversa dalle altre la testimonianza dell'oncologo Umberto Veronesi: «Un giorno gli chiesi a bruciapelo come poteva conciliare la professione di banchiere, così materialistica, con il bisogno di spiritualità della sua anima religiosa. Lui mi rispose che bisognava distinguere: «Viviamo in un mondo dove bisogna dare il nostro apporto materiale. E il mio lavoro da finanziere non è più materialistico del suo da chirurgo. La spiritualità invece è mia personale, attiene al rapporto con Dio».