Mediobanca, Geronzi al vertice del consiglio di sorveglianza e del patto di sindacato. Marchetti lascia la presidenza

Il sole 24 ore

Mediobanca ha un nuovo presidente, Cesare Geronzi, un presidente in meno, Piergaetano Marchetti e un presidente ancora da nominare, Gabriele Galateri

Mediobanca ha un nuovo presidente, Cesare Geronzi, un presidente in meno, Piergaetano Marchetti e un presidente ancora da nominare, Gabriele Galateri. L'assemblea del patto di sindacato ha riservato più di una sorpresa, ma in direzioni impreviste. Il presidente di Capitalia, Cesare Geronzi, è stato designato come previsto alla guida del prossimo consiglio di sorveglianza, che sarà nominato all'assemblea straordinaria del 27 giugno. Ma Geronzi raddoppia (all'unanimità): è stato nominato ieri anche presidente del patto al posto di Piergaetano Marchetti che, dopo aver riscritto la governance di Mediobanca secondo il modello dualistico, ha chiesto di non essere rinnovato nella carica per potersi concentrare su Rcs, di cui è presidente.
Il consiglio di gestione, composto dai manager dell'istituto, sarà invece nominato dopo l'assemblea del 27 dal nuovo consiglio di sorveglianza. Candidato alla presidenza resta il presidente della banca, Gabriele Galateri, mentre Alberto Nagel dovrebbe essere promosso consigliere delegato e Renato Pagliaro direttore generale. Non è ancora stato stabilito il numero dei componenti del board, ma ci sarebbe l'orientamento di fermarsi a quattro, oltre questa soglia la legge prevede l'innesto di un "esterno". Come anticipato dalle indiscrezioni (dietro il "no comment" ufficiale), l'a.d. di UniCredit, Alessandro Profumo, ha deciso di fare un ulteriore passo indietro, non candidandosi per il consiglio di sorveglianza. Profumo già col vecchio sistema di governance si era dimesso dal comitato esecutivo per limitare le aree di potenziale conflitto d'interessi.
La lista per il supervisory board comprende comunque tutti i 21 nomi che raggiungono il tetto previsto. Sono stati confermati in sostanza quasi tutti i consiglieri di amministrazione, con l'eccezione di Profumo che, appunto, non ha voluto candidarsi, Gianluigi Gabetti (che era stato espresso da Fiat, uscita dal patto), Berardino Libonati (candidato alla vice-presidenza di UniCredit-Capitalia), e Roberto Colaninno (azionista di Capitalia, ma non di Mediobanca). Due i nuovi ingressi: Roberto Bertazzoni e Pietro Ferrero. Il peso dei due maggiori soci bancari, UniCredit e Capitalia, prossimi alle nozze si è dimezzato. Nel cda esprimevano tre consiglieri ciascuno, nel nuovo consiglio di sorveglianza avranno tre rappresentanti: Dieter Rampl, Fabrizio Palenzona (rispettivamente presidente e vice-presidente del gruppo UniCredit) e Bertazzoni.
Il presidente designato è "fuori lista". Cinque i consiglieri scelti dall'elenco dei revisori dei conti, contro i tre previsti come minimo. Se le minoranze dovessero presentare proprie liste per esprimere due consiglieri — ma il termine scade stasera e né Assogestioni né il gruppo Zunino, che ha oltre il 2% fuori patto,pare abbiano intenzione di farsi avanti — due dei revisori, Alessandro Trotter e Paolo Sfameni, si ritirerebbero. Resterebbero Angelo Casò, Eugenio Pinto e Gabriele Villa. L'assemblea dei grandi soci ha approvato anche la bozza del nuovo accordo, che avrà durata fino al 31 dicembre 2009, e ha nominato il direttivo del patto. Sarà presieduto da Geronzi, e ne faranno parte anche Alessandro Profumo, Dieter Rampl, Tarak Ben Ammar, Vincent Bollorè, Ennio Doris, Salvatore Ligresti, Giampiero Pesenti e Marco Tronchetti Provera.
Per Giancarlo Cerutti, azionista di Piazzetta Cuccia e presidente del Sole-24 Ore «si è aperta una fase nuova nella lunga vita di Mediobanca. Da azionista — ha aggiunto — ho molto apprezzato la scelta autonoma di Unicredit e Capitalia di cedere metà delle loro quote per dimostrare quanto il ruolo indipendente di Mediobanca sia una risorsa per l'intero sistema finanziario del nostro Paese». È stato infine confermato l'impegno a dismettere la quota dell'8,6% che fa capo a UniCredit, con mandato a Mediobanca per ricollocare la quota fino al 31 dicembre 2007. Super UniCredit resterà con il 9,39% nel patto e nel caso che restino azioni eccedenti trascorsi 15 giorni dall'efficacia della fusione si impegnerà a non esercitare il diritto di voto nell'assemblea dei partecipanti. Il gruppo C, degli investitori internazionali, non salirà oltre il tetto previsto dell'11%, con il possibile ingresso di un nuovo socio scelto dai "francesi". È stato però eliminato il put (diritto a vendere) a favore del gruppo C, previsto dal vecchio patto nel caso in cui determinate delibere del consiglio di amministrazione della banca non avessero ottenuto l'ok di Bolloré & soci.