Geronzi, il no all'Abn Amro e la difesa dell'autonomia Capitalia «Non saremo la filiale di nessuno»

Corriere della Sera

Capitalia vuole essere «padrona del proprio destino» e per questo «non sarà mai la divisione retail di una banca straniera». Cesare Geronzi si è rivolto così al numero uno di Abn

MILANO - Capitalia vuole essere «padrona del proprio destino» e per questo «non sarà mai la divisione retail di una banca straniera». Cesare Geronzi si è rivolto così al numero uno di Abn, Rijkman Groenink, che ai primi del mese gli ha recapitato un'offerta di aggregazione. A spiegarlo ai quasi tremila manager del gruppo, riuniti per la convention annuale nell'Auditorium di Roma, è stato ieri lo stesso presidente dell'istituto. Capitalia «polo aggregante», dunque. Non certamente filiale di una banca straniera, ma nemmeno «la divisione di una banca italiana». E questo, ha lasciato intendere il banchiere, vale per Banca Intesa. Geronzi ha ricostruito i passaggi che hanno portato al naufragio del matrimonio Roma-Milano, e ha parlato anche dell'interdizione che lo ha tenuto per due mesi lontano dalla banca e che ha rischiato di indebolirla e di «far mangiare la preda ferita dai pesci più grandi». Con i suoi, il banchiere ha messo da parte la diplomazia e si è lasciato andare a rivelazioni e dettagli inediti. Della vicenda Intesa ha ricostruito la storia: dal caffé di fine febbraio con Giovanni Bazoli all'annuncio della fusione Intesa-Sanpaolo. In mezzo c'è stata una lettera del presidente dell'istituto milanese, «che ho apprezzato», durante il periodo dell' interdizione, in cui assicurava che non avrebbe fatto nulla fino al suo rientro. Poi una colazione a Palazzo Koch insieme al governatore Mario Draghi e allo stesso Bazoli per trovare un accordo. Che a Geronzi, però, è sembrato difficile, e, probabilmente, strumentale: «L'interesse per una aggregazione - ha ammesso - forse si può ricercare con i riflessi su Mediobanca, Generali e Rcs». Ma c'è stato un altro incontro, ha rivelato: la terza settimana di luglio. Un ennesimo tentativo, rimasto però senza risposta. Chiuso definitivamente quel dossier se ne è aperto un altro. Quando si è fatta avanti Abn Amro. L'istituto olandese, primo azionista di Capitalia con il 7,7%, ha deciso due settimane fa di restare nel sindacato. E in quell'occasione Groenink è arrivato a Roma con la proposta di fusione. Alla quale, ha raccontato Geronzi, «ho detto decisamente di no».