Capitalia, Geronzi allarga il patto

Corriere della Sera

Entrano Fininvest, Pesenti, Angelini e Merloni. Via alla fusione Fineco-Mcc

Capitalia si riorganizza: raggruppa, fondendole nella holding, Fineco e una parte delle attività di Mediocredito centrale e allarga il Patto di sindacato che governa il gruppo. Tra gli azionisti che contano, proveniente da Mcc, entra la Fininvest di Silvio Berlusconi e poi anche la Fineldo di Vittorio Merloni, l'ltalmobiliare di Giampiero Pesenti e il gruppo farmaceutico Angelini. Complessivamente i soci, vecchi e nuovi, che aderiscono all'intesa hanno in mano il 31,6% del capitale di Capitalia, di cui il 30,5% «blindato» nel Patto che tornerà a riunirsi dopo le feste di Natale. In quell'occasione si chiarirà se gli azionisti che con la fusione hanno diluito la loro partecipazione, vorranno risalire riadeguando la quota. Primo fra tutti Abn Amro, il più forte, sceso da1 9% al 7,68%. «Abn Amro ha sempre avuto un rapporto straordinario con Capitalia», ha detto ieri il presidente del gruppo, Cesare Geronzi. Per il quale, con ogni probabilità, il colosso olandese nell'ottobre 2006 non utilizzerà il suo diritto ad uscire dalla banca. In ogni caso Capitalia si prepara alle mosse future. Con un riassetto organizzativo che «semplifica» la gestione, come ha detto l'amministratore delegato Matteo Arpe, ma che compatta anche la consistenza patrimoniale del gruppo: la capitalizzazione complessiva passa da circa 10,7 miliardi di euro a 12,5 miliardi di euro. E con un deciso restyling del Patto di sindacato a cui aderiscono seppure per ora con quote minime, nomi altisonanti primo fra tutti la Fininvest del premier Berlusconi (0,4% del capitale). Ma c’è dell'altro. L'assemblea ieri avvalendosi anche del voto dei Fondi comuni stranieri, in prima fila nell'affollata platea di azionisti, ha approvato la delibera che affida al consiglio di amministrazione la possibilità di varare un aumento di capitale senza ulteriori verifiche assembleari. «Non c'e nessuna operazione allo studio» ha però voluto precisare Arpe, spiegando che si tratta di un adeguamento alla best practice del mercato. «Siamo i primi in Italia a farlo ma all'estero le grandi banche hanno già adottato un tale strumento di intervento veloce», ha aggiunto Arpe secondo il quale comunque un eventuale aumento non potrebbe superare il 10% dell'attuale consistenza di capitale. L'ammontare che risulterebbe, 1,2-1,3 miliardi di euro, non sarebbe dunque sufficiente per un efficace «intervento offensivo o difensivo». «Difficilmente potrebbe essere utilizzato in funzione antiscalata», ha affermato ancora l'amministratore delegato di Capitalia. Certamente però l'intero riassetto, che sempre per Arpe rappresenta «la conclusione del vecchio piano industriale e la base del nuovo», appare destinato a consolidare il gruppo capitolino in vista di una futura ripresa del risiko bancario, questa volta in chiave europea. «Capitalia ha sempre marciato da sola e continuerà a farlo», ha osservato Geronzi per rimarcare la strategia del gruppo. All'assemblea di ieri si è registrata un’altra novità: la ritrovata armonia del management della banca con l'ex azionista di riferimento, la Fondazione Cassa di Risparmio di Roma che, dopo anni di contrasti, ha votato a favore della fusione di Fineco e della scissione di Mcc pur esprimendosi contro la delibera sugli aumenti di capitale. «I rapporti miglioreranno ancora», ha affermato Geronzi. Inoltre è stato allargato da 19 a 21 il numero dei componenti del Consiglio di amministrazione in cui ieri è stato cooptato (l’altro posto rimarrà a disposizione) il notaio Carlo Saggio per l’azionista Fondazione Manodori.