Capitalia, Geronzi contrattacca: "Non c'è nulla da cui difendermi"

Il Tempo

Scintille tra Capitalia e Fondazione Cassa di Risparmio

CESARE Geronzi respinge con fermezza tutte le accuse, non esclude ipotesi di aggregazione con altre banche, ma precisa subito che "non c'è nulla di ipotizzabile a breve". Si presenta davanti ai giornalisti con l'amministratore delegato Matteo Arpe che si dice ottimista sui conti e sulla possibilità di incrementare il futuro dividendo 2004. Poco prima, parlando ai soci, insieme avevano respinto l'affondo della Fondazione Cassa di risparmio di Roma, l'ente da cui la banca ha preso vita, ancora azionista con il 7%, ma non più nel patto di sindacato e da tempo in aperta rottura con il management di Via Minghetti.
Davanti agli azionisti Geronzi sfodera tutte le armi, dall'ironia ai toni aspri, per sottolineare che "non mi devo difendere da nulla, la mia relazione agli azionisti non è un'autodifesa, ma una corretta informazione agli azionisti". Il presidente di Capitalia passa al contrattacco. Ai soci intervenuti nell'assemblea di bilancio per chiedere notizie sui crac Cirio e Parmalat e su eventuali responsabilità dell'istituto capitolino risponde che "l'assioma Banca di Roma-Capitalia-Geronzi è giornalistico" capisco la necessità di sintetizzare la rappresentanza della banca, spiega, ma non "c'è nessun che decide da solo".
Poi l'attacco è a tutto campo e va dall'interpretazione "semplicistica" che appare "su una parte della stampa" alle azioni "di sciaccallaggio" allo scarso senso di responsabilità mostrato della Fondazione con il suo voto contrario al bilancio. Un "No" pesato per il 6% nell'immediato sui titoli della banca (nella attese che l'ente possa cedere ulteriori quote) e non giustificato, secondo Geronzi, visto che le sofferenze lamentate dall'ente capitolino si sono ridotte nel 2003 rispetto ai conti del passato, approvati dalla stessa Fondazione. Anche l'ad di Capitalia su questo replica in modo netto a Emmanuele Emanuele, presidente dell'ente. Se avesse avuto meno fretta di vendere non avrebbe dovuto svalutare un titolo che ora vale il 40% in più rispetto alla cessione operata.
"Per pretendere etica bisogna averla - va giù duro Geronzi - mentre c'è gente che apre bocca solo per avere aperto il giornale, gettando fango su chi lavora e per avere un momento di celebrità. Sono una persona molto solida moralmente e la verità trova sempre il giusto giudice che la fa emergere". E a chi gli chiede delle amicizie con Cragnotti, replica: "La vita che ho condotto fa sì che io non abbia amici, il ruolo del banchiere impedisce di avere amici".