Geronzi interrogato sulla Cirio Contestate tre ipotesi di reato

La Stampa

Confronto di cinque ore. Il difensore Calvi: "Abbiamo chiarito tutto con Cragnotti soltanto rapporti indiretti"

Il presidente di Capitalia, Cesare Geronzi, è stato interrogato ieri pomeriggio per cinque ore dal pool di magistrati che si occupano dell'inchiesta sul crack del gruppo Cirio. Nella sede distaccata della procura romana, in piazza Adriana, ad
ascoltare le dichiarazioni del banchiere era il pool al gran completo: i sostituti procuratori Achille Toro, Rodolfo Sabelli, Gustavo De Marinis e Tiziana Cugini. Tre le ipotesi di reato contestate nel capo di imputazione quella di bancarotta preferenziale, di bancarotta per distrazione e di truffa.
Tre gli episodi al centro dell'interrogatorio. I magistrati avrebbero contestato a Geronzi, in merito all'ipotesi di bancarotta per distrazione, aspetti che riguardano la vicenda Eurolat e il riacquisto delle azioni da parte di Bombril-Cirio-international SA alla Banca di Roma.
Mentre l'episodio in cui è stata ipotizzata l'accusa di bancarotta preferenziale riguarderebbe il perché dell'emissione di bond con i quali le banche sono rientrate dei crediti. Quello che i magistrati cercheranno di chiarire, in sostanza, anche sulla base delle analisi investigative della Guardia di Finanza che lo scorso mano ha consegnato l'ultimo rapporto finanziario di circa 60 pagine, è il rapporto di collaborazione tra il colosso agroalimentare e le banche, soprattutto la Banca di Roma dal '97 fino ad oggi. Altro punto importante - è stato sottolineato - sarà quello di esaminare il perché siano stati emessi bond sul mercato senza una totale copertura per i risparmiatori".
Sono state inoltre rivolte domande sul lavoro del comitato esecutivo della concessione del credito della Banca di Roma, presieduto proprio da Cesare Geronzi, che ha effettuato nel corso degli anni un rating interno che avrebbe dovuto prendere atto del sistema di rilevazione al soggetto cui si fa credito.
A conclusione dell'interrogatorio, l'avvocato Guido Calvi, difensore del presidente di Capitalia assieme al collega Francesco Vassalli, ha dichiarato che è consolidata l'idea che ne1 '99 non c'era alcuna crisi finanziaria della Cirio, e che la Banca di Roma non poteva sapere dello stato di decozione e insolvenza del gruppo alimentare. Per cui è da escludere che Cesare Geronzi abbia partecipato a qualsiasi ipotesi di bancarotta. Il penalista, conversando con i giornalisti, ha detto che perché si possa ipotizzare la bancarotta occorre dimostrare che si abbia consapevolezza dello stato di crisi in cui versava la Cirio. Questa realtà, però, nel '99 ancora non esisteva, nessuno poteva immaginarsela, tanto è vero che è arrivata nel 2002. Valutando l'interrogatorio reso da Geronzi, l'avv. Calvi ha detto che il presidente di Capitalia ha risposto con molta efficacia e molta convinzione, dando spiegazioni coerenti e plausibili. Nell'interrogatorio sono state fatte domande a Geronzi anche sui rapporti con Sergio Cragnotti: "Rapporti personali non vi sono stati quasi - ha spiegato Calvi - mentre i rapporti d'ordine bancario con Cragnotti sono stati tenuti da altri dirigenti. Anche su questo aspetto - ha ribadito il difensore - sono state fornite risposte coerenti e plausibili.
Calvi ha spiegato che oltre che della bancarotta si è parlato dei bond Cirio: "Questa difesa ha dimostrato che non abbiamo anticipato all'emissione dei bond, tranne i primi due che sono irrilevanti ai fini della bancarotta ipotizzata dai pm. Guido Calvi ha infine spiegato che sarà presentata una memoria nei prossimi giorni a supporto di quanto dichiarato ieri e messo a verbale da Geronzi, il cui interrogatorio, svoltosi serenamente, fa ben sperare sul buon esito dell'intera vicenda giudiziaria.