E Geronzi scherza "Lo sappiamo che siete bravi..."

La Repubblica

Alta tensione in cda, il banchiere romano stempera con le battute

Sorrisi e strette di mano. Per ora. Il confronto all'americana tra Vincenzo Maranghi e i suoi detrattori fila quasi liscio in un paio d'ore. La partenza è in salita, con Berardino Libonati che chiede, al secondo minuto, la messa ai voti d'un prossimo consiglio per discutere «le partecipazioni strategiche di Mediobanca», contrariando l'amministratore delegato, che i consigli preferirebbe convocarli da sé. Un'istanza, quella di Libonati, già avanzata qualche mese fa, e che la battaglia su Generali rende impellente.
Ma Giancarlo Cerutti e Carlo Buora mediano, «non c'è bisogno di votare», e il presidente Cesare Geronzi, con un certo fiuto, prende la palla al balzo per  verbalizzare l'impegno che il consiglio richiesto si terrà, prima dell'assemblea Generali di fine aprile. Sospiro di sollievo collettivo, poiché nessuno dei due fronti è entrato nel palazzo storico dietro la Scala coi proiettili mortali. E poi andare alla conta dei voti in Mediobanca è attualmente rischioso.
Geronzi salva in corner, lui che ieri presiedeva il consiglio causa indisponibilità di Francesco Cingano, da tempo malato. Il leader di Capitalia in queste occasioni viene descritto come un mezzo mattatore: conduce le danze con allegria, celia con Achille Maramotti sull'età (lo statuto prevede infatti che il vice presidente anziano presieda il consiglio assente Cingano, ma in Mediobanca non mancano membri più attempati di Geronzi, a cominciare dall'industriale emiliano di Max Mara), specifica che il consiglio chiesto da Libonati, il suo fidato giurista, «non è solo su Generali, ma su tutte le partecipazioni» (e il distinguo ha il sapore dell' excusatio non perita, di questi tempi), interrompe due volte Maranghi durante la dettagliata relazione sugli impieghi, al motto di «tanto lo sappiamo che siete bravi», si complimenta per i conti semestrali. Meno gioviale dell'occasionale presidente è Alessandro Profumo, poco incline al sorriso come sempre quando varca la soglia di Piazzetta Cuccia. Profumo siede in un angolo, a testa bassa e sta sulle sue. Dalle modifiche alla corporate governarne dello scorso anno le poltrone del consiglio Mediobanca non sono più assegnate, e ognuno si accomoda dove crede. Profumo sta un po' defilato, vicino a Paolo Fresco e Giampiero Pesenti, che di fare il candidato presidente di Mediobanca, ha poca voglia. Maranghi, invece, ha alla sua destra Geronzi, a sinistra come sempre il segretario Pietro Trimarchi, poi Libonati, Roberto Colaninno, i vicedirettori generali Renato Pagliaro e Alberto Nagel, in odore di promozione nel riassetto allo studio del notaio Piergaetano Marchetti. A fianco di Geronzi sta Antoine Bernheim, assonnato o annoiato a giudicare dagli sbadigli, anche se il presidente di Generali non perde le battute e a sprazzi si diverte.
Geronzi chiude l'assise introducendo il comitato esecutivo, «roba di un minuto», dice, giusto il tempo di parlare d'un certo finanziamento in essere. Ma i consiglieri sono già fuori montati sulle auto che varcano il portone istoriato. Chi volge lo sguardo sorride a bocca chiusa ai giornalisti. L'ok ormai è rimandato alla prossima volta.