Geronzi: «Resta qui la nostra quota»

Il sole 24 ore

Eletti cda e comitato esecutivo. Su oltre 100 fondi presenti in assemblea neanche un italiano

"La nostra quota qui sta e qui resta. Ci sta bene anche la modifica dello statuto per un mandato triennale a Bernheim". Il presidente di Capitalia, Cesare Geronzi, impegnato ieri nell'assemblea che ha nominato il nuovo cda della banca romana, ha risposto così ai giornalisti che lo incalzavano sulle sorti della partecipazione (3,5%) detenuta in Generali, dopo il bond convertibile in titoli della compagnia triestina lanciato da Unicredit. Le due banche erano entrate assieme all'inizio dell'anno in Generali con la motivazione di scongiurare una scalata francese sulla compagnia assicurativa. E questo lascia aperta l'ipotesi che all'uscita dell'una dal capitale della società triestina possa seguire anche l'uscita dell'altra. E in effetti, secondo quanto risulta a II Sole-24 Ore, le cose starebbero proprio in questo modo. Capitalia sta lavorando a un'operazione "gemella" rispetto a quella varata da Unicredit: un bond convertibile in titoli Generali a lunga scadenza che mantenga diritti di voto e accesso ai dividendi fino alla conversione. Questo spiegherebbe l'apprezzamento di Geronzi rispetto al progetto di modifica dello statuto per prolungare il mandato all'attuale cda. L'emissione obbligazionaria da parte della banca romana sarebbe stata differita rispetto a quella di Unicredit per una questione di rating: il giudizio della agenzie internazionali su Capitalia è inferiore rispetto al rating dell'istituto di piazza Cordusio e questo, in caso di emissioni concomitanti, avrebbe spinto troppo verso l'alto il rendimento dei bond lanciati Capitalia. E per questo motivo che si aspetterebbe che il mercato assorba l'emissione Unicredito prima di procedere con l'altra operazione.
Ieri, intanto, è stata la prima giornata ufficiale per il nuovo ponte di comando della banca di via Minghetti. L'assemblea, cui ha preso parte il 38% del capitale, ha approvato la nomina del board composto da consiglieri in rappresentanza dei nuovi soci del patto. E al tempo stesso ha dato via libera all'utilizzo di riserve da valutazione (che scendono da 296 a 133 milioni) per coprire la perdita 2002 portata a nuovo e consentire così la distribuzione di utili futuri a partire dal dividendo 2003. Il cda si è riunito subito dopo e ha proceduto alla nomina dei componenti del comitato esecutivo; ne fanno parte, oltre al presidente della banca, l'a.d., Matteo Arpe, il vice presidente Mario Federici, Alberto Rossetti (Abn Armo), Pierluigi Toti (Lamaro), Alfio Marchini e Carlo Puri Negri (Pirelli). Nel comitato per l'internal auditing entrano, oltre al presidente, Paolo Fresco (ex Fiat), Federici, Giuliano Tagliavini e Dolph Collee (Abn Amro).
La composizione azionaria fotografata dalle azioni depositate in funzione dell'assemblea evidenzia alcune curiosità. Innanzitutto la tipologia degli investitori istituzionali: gli oltre cento fondi che hanno depositato i loro titoli sono tutti esteri; non c'è traccia di fondi italiani. Dei soci blasonati non appartenenti al patto si è presentata Mediobanca, che possiede una partecipazione storica pari a circa lo 0,8 per cento. E la Carlo Tassara, la società di Romain Zalesky entrata in Capitalia nel settembre scorso, con il suo 2,44 per cento. Singolare è il fatto che Zalesky ha delegato come rappresentante in assemblea la stessa persona delegata dai soci del patto: è stato questo delegato ad avanzare formalmente all'assemblea la proposta di nomina del nuovo cda. Un segnale interpretabile come una condivisione da parte di Zalesky delle nomine fatte dal patto. E che forse può far ritenere non a torto l'ingresso della Tassara in Capitalia come concordato con il management della banca, con lo stesso spirito con il quale sembra essere entrato Stefano Ricucci (che mercoledì ha annunciato l'uscita dal capitale). La Tassara sarebbe stata pronta a dar man forte a Geronzi qualora ci fossero state difficoltà a raggiungere il quorum per il patto. E adesso probabilmente anche Zalesky aspetta la buona occasione per portare a casa una bella plusvalenza.