Geronzi indagato, perquisita Capitalia

Il sole 24 ore

La banca: "La nostra condotta è totalmente lecita". Nelle indagini per bancarotta preferenziale e truffa coinvolti anche Locati e tre funzionari. Il pm: era nota la situazione di Cragnotti

ROMA - Il pool dei magistrati della Procura di Roma, nell'ambito delle indagini preliminari sul crack del gruppo agro-alimentare, dopo una serie di perquisizioni e acquisizioni di documentazione ha iscritto sul registro degli indagati il presidente di Capitalia, Cesare Geronzi, e quattro funzionari della Banca di Roma. I reati ipotizzati sono concorso in bancarotta fraudolenta preferenziale e truffa: reati strettamente collegati a quelli per i quali è già indagato Sergio Cragnotti e ai quali Capitalia ha risposto ieri stesso con una difesa a oltranza. Le perquisizioni della magistratura capitolina hanno riguardato altre due banche, San Paolo-Imi e Banca popolare di Lodi, di cui si appresa notizia ieri senza ulteriori risvolti.
In un'atmosfera surriscaldata dagli avvisi di garanzia che hanno raggiunto Geronzi e i funzionari della Banca di Roma scatenando l'inseguirsi delle voci più diverse, in un'inusitata sorta di conferenza stampa il procuratore aggiunto Achille Toro assieme ai pm Tiziana Cugini e Gustavo De Marinis ha smentito categoricamente «che ci siano iscrizioni sul registro degli indagati, con conseguente penale responsabilità, che riguardino i vertici della Banca Popolare di Lodi e il Sanpaolo- Imi». Le responsabilità penali sono al momento concentrate tutte nei quartieri  generali di Capitalia e della Banca di Roma, Oltre a Geronzi, sono emersi ieri i nomi di Pietro Locati (ex-direttore generale della Banca di Roma), Remo Martinelli (attualmente in pensione, ex-vice direttore generale della Banca di Roma responsabile per l'area crediti), Massimo Tarozzi (addetto alle partecipiazioni) e Angelo Fanti (consulente e gestore dei rapporti con la Cirio). Uno dei reati ipotizzati è dunque quello della bancarotta fraudolenta preferenziale. Come recita l'articolo 216 del regio decreto 16/03/42 sulla legge fallimentare, questo reato avviene quando il fallito, prima o durante la procedura fallimentare, favorisce uno o più creditori a danno di altri, non rispettando la par condicio creditorum. È prevista la carcerazione da tre a dieci anni e, nell'ipotesi aggravata con ingente danno patrimoniale, dai quattro anni e mezzo fino ai venti anni. Le banche possono essere incolpate di concorrere alla "distrazione" all'"occultamento" delle risorse finanziarie, a fare in modo cioè che i loro crediti vengano rimborsati su una corsia preferenziale rispetto ad altri creditori. I pm romani sono andati oltre, comunque, estendendo l'ipotesi di reato anche a quello della truffa a causa del collocamento dei Cirio-bond.
Il decreto di perquisizione che i magistrati hanno notificato per le perquisizioni della Guardia di Finanza, come riportato dalle agenzie stampa, è un documento lungo due pagine estremamente articolato. «Rilevato che dalle relazioni dei commissari giudiziali, dai bilanci e da altra documentazione - si legge - emergono indizi di reato con riferimento: al conseguimento di un profitto ingiusto con frode consistita nel collocare sul mercato interno titoli obbligazionari, titoli emessi sul mercato estero (Lussemburgo) ed asseritamente destinati ad investitori istituzionali in totale violazione della normativa interna disciplinante l'emissione e il collocamento dei titoli obbligazionari, e dissimulando in grave stato di difficoltà economico-finanziaria in cui già versavano le società emittenti e garanti al tempo delle emissioni, con conseguente grave danno per i sottoscrittori; a pagamenti preferenziali effettuati in favore di Banca di Roma Spa per importi ingenti utilizzando capitali ottenuti mediante l'emissione di titoli obbligazionari, con  conseguente violazione della par condicio creditorum». Viene anche detto che dalla documentazione acquisita risulta che alcuni dirigenti «avevano tempestiva e adeguata conoscenza delle condizioni economico-finanziarie del gruppo» ma la Banca di Roma «intervenne direttamente nel collocamento sul mercato dei titoli obbligazionari emessi negli anni 2000-2002 e vide parzialmente soddisfatti i propri crediti». Tra i documenti compare una lettera di Cragnotti a Geronzi e ad altri del marzo 2002 relativa ad accordi su operazioni finanziarie. Inoltre nel giugno 2002 Banca di Roma Spa avrebbe ceduto a Cirio Holding Spa le partecipazioni azionarie possedute in Bombril Cirio International s.a.,  conseguendo un corrispettivo e violando la par condicio creditorum.