Prime nomine al vertice Mediobanca

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Non c'è ancora accordo sul direttivo dei grandi soci: resta incompleta la rappresentanza industriale

MILANO - Gran via vai ieri in Mediobanca per il triplice appuntamento di comitato esecutivo, consiglio di amministrazione e assemble del patto di sindacato. Gli incontri hanno prodotto, per ora, tre nomine al vertice. Oltre ai due nuovi vice-presidenti di Piazzetta Cuccia, Francesco Cesarini e Cesare Geronzi, numeri uno rispettivamente di UniCredit e Banca di Roma, è stato designato alla presidenza del patto Piergaetano Marchetti in sostituzione di Ariberto Mignoli, acclamato all'unanimità presidente onorario del sindacato.
A detta dei partecipanti, non si sarebbe invece parlato della presidenza di Mediobanca, affidata per un triennio, e dunque formalmente per altri due anni, a Francesco Cingano (l'impegno informale tra i soci sarebbe però quello di rivedere la questione entro la prossima assemblea di bilancio, fissata per il 29 ottobre), gli azionisti di maggioranza hanno provveduto a rinnovare, ma solo parzialmente, il comitato direttivo del patto stesso. Sono stati riconfermati, per il gruppo dei soci bancari, Geronzi ed Ennio Doris, mentre Cesarini è subentrato, come già nel cda, a Paolo Biasi (presidente della Fondazione Cariverona). Per il gruppo dei soci industriali è stato riconfermato all'unanimità Giampiero Pesenti, mentre restano per ora vacanti le due posizioni in precedenza occupate da Pietro Ferrero e Giancarlo Cerutti, per le quali si fanno i nomi di Paolo Fresco e Marco Tronchetti Provera. "Adesso, con il presidente del patto, bisognerà iniziare a lavorare per completare le nomine - ha detto uscendo dall'incontro Mignoli, al quale è stato chiesto di collaborare attivamente alle prossime riunioni - Ci sono comunque criteri ispiratori secondo cui agire".
Il cda, al gran completo, ha esaminato il bilancio, ha nominato i due vice-presidenti e ha designato Cesarini e Giorgio Brambilla (Banca di Roma) per integrare l'esecutivo della banca, che passa così da sette a nove membri.
Il bilancio al 30 giugno ha registrato un utile netto consolidato record superiore al precedente di 546 miliardi, ma sicuramente inferiore a quello che verrà contabilizzato nel 2001/2002 dato che con l'adesione all'Opa di Italenergia su Montedison ci sono già  672 miliardi di profitti netti ad appannaggio dell'esercizio in corso. Il monte-dividendi aumentato del 30% dal 149 a 193 miliardi, consentirà di staccare una cedola di 300 lire rispetto alle 250 lire del'anno scorso.
Il risultato lordo di gestione è passato da 914 a 934 miliardi: la crescita del margine d'interesse (+15.8%) ha più che compensato il calo delle commissioni (-12%). Nell'esercizio i volumi di attività di investment banking sono stati pari a 150 mila miliardi, come nell'anno precedente, ma il mix delle operazioni è variato con un minor peso dell'M&A e una maggior operatività nel segmento del debt capital market e dei prestiti sindacati. Il passo dei due semestri non è stato però lo stesso. I ricavi (margine d'interesse più commissioni, meno costi di struttura) sono saliti nell'annno da 1.372 a 1.451 miliardi (+5.7%), ma nella seconda parte dell'esercizio sono rimasti invariati. In pratica Mediobanca è riuscita a contenere i danni della flessione del mercato: la crescita zero dei primi sei mesi del 2001 si confronta con un calo dei ricavi che per le quattro big dell'investment banking (Merrill Lynch, Morgan Stanley, Goldman Sachs e JP Morgan) nello stesso periodo è stato mediamente dell'ordine del 12%. Nei collocamenti azionari in Italia, con una quota di mercato del 50%, Mediobanca ha confermato la leadership nazionale. L'intermediato azionario è invece salito da 20mila e 50mila miliardi.
Al 30 giugno i mezzi di provvista ammontavano a 30.852,2 mililardi (+1.7%), i finanziamenti e le anticipazioni a 27.552,4 miliardi (-3.6%) e gli investimenti in titoli e partipazioni a 5.838.3 miliardi (+8%). Sulla qualità del credito, l'istituto di Piazzetta Cuccia vanta una posizione invidiabile: in dieci anni su un totale di rischi assunti per 118mila miliardi, l'unica perdita ammonta a 5 miliardi.
Intanto Mediobanca ha comunicato in data 18 settembre di essere salita al 2,262% in Olivetti, raddoppiando la quota in portafoglio, che era in carico a 2,8 euro per azione. Supponendo che, come già ipotizzato, gli acquisti siano iniziati in agosto, tenendo conto dell'andamento borsistico del titolo, si può ipotizzare che il prezzo di carico sia sceso intorno a 2,1-2,2 euro per azione. Il superamento del tetto del 2% in Olivetti avrà impatto anche sugli equilibri del variegato azionariato di Piazzetta Cuccia. Con il passaggio della quota di Bell a Olimpia, infatti, Pirelli si torverà ad avere direttamente e indirettamente il controllo su un pacchetto pari al 4% di Mediobanca ma , per la normativa sulle partecipazioni incrociate, dovrà dismettere la metà entro dodici mesi e nel frattempo non potrà votare per la quota eccedente il 2%.
Gianni Agnelli, avvicinato dai cronisti ad un incontro del comitato organizzatore di Torino 2006 e dal Cio, si è sottratto alle domande sulle vicende di Piazzetta Cuccia: "Parlo solo di sport. E Mediobanca non è un gioco olimpico".