Geronzi spiega il «non possumus» di Fazio

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E così la risposta è arrivata. Oltre 400 invitati, gran parata di commessi e carabinieri, giornalisti recintati in una biblioteca elegante quanto isolata. Per far capire il suo pensiero in materia di concentrazioni bancarie, il governatore Antonio Fazio ha convocato il parterre classico del 31 maggio, quando la crema finanziaria del Belpaese s'incontra a palazzo Koch per ascoltare le sempre inquietanti «considerazioni finali».

E così la risposta è arrivata. Oltre 400 invitati, gran parata di commessi e carabinieri, giornalisti recintati in una biblioteca elegante quanto isolata. Per far capire il suo pensiero in materia di concentrazioni bancarie, il governatore Antonio Fazio ha convocato il parterre classico del 31 maggio, quando la crema finanziaria del Belpaese s'incontra a palazzo Koch per ascoltare le sempre inquietanti «considerazioni finali».Questa volta non si trattava di bacchettare il governo di turno sui soliti impegni non mantenuti, ma di far capire a chi dovrebbe (e non vuole), perché Bankitalia opponga un severo «non possumus» a nuove nozze tra banche altolocate.
Fazio non ha parlato in prima persona. Ha affidato la cosa a due fiduciari, il direttore generale dello stesso istituto centrale, Vincenzo Desario, e a Cesare Geronzi, presidente della Banca di Roma, uno dei più diretti interessati alle vicende matrimoniali ai vertici del sistema creditizio. Anzi proprio Geronzi è stato la vera spalla di Fazio in questa convention straordinaria. Occasione dell'incontro è stata infatti la presentazione di un numero speciale di The journal of european economic history, una rivista pubblicata dalla banca e dedicata questa volta ai fattori di crisi, stabilità e crescita dei sistemi finanziari europei. Devono aver concordato l'argomento molto tempo addietro Fazio e Geronzi, se il Journal è uscito così a tono, su un tema tanto delicato.
La chiave di volta del pensiero del Governatore sta infatti a pagina 201 della poderosa rivista, dove un grafico a canne d'organo segnala inequivocabilmente che in Europa solo Svezia e Olanda stanno davanti all'Italia per concentrazione degli asset (e quindi anche dei rischi) dei cinque maggiori istituti bancari. Alla lezione sul pensiero governatoriale sono stati invitati tutti i protagonisti del risiko bancario nostrale. Da Giovanni Bazoli, il Richelieu di Banca Intesa, ad Alessandro Profumo, l'ex-enfant terrible di Piazza Cordusio, a Luigi Abete e Davide Croff di Bnl, a Luigi Arcuti di Sanpaolo-Imi, a Vincenzo De Bustis del Monte dei Paschi di Siena.
Dopo la due giorni di Bankitalia probabilmente alcuni di loro continueranno a scalpitare, ma nessuno potrà più chiedere al Governatore «Perché?».