Geronzi s'avvicina a Bipop
Il sole 24 ore
La decisione sull'integrazione tra i due istituti rinviata a gennaio dopo un incontro del vertice romano con Livolsi. Il Mediocredito si organizza
MILANO - Tutto è incerto intorno a Bipop. O, se si preferisce, la situazione è estremamente fluida. Non si capisce quale sia il partner bancario destinato a prendere per mano la banca bresciana; non si sa come verranno sistemati i debiti della Garfin; non è chiaro se si vedranno altri avvicendamenti nel consiglio di amministrazione; e fino al pomeriggio di ieri non si sapeva nemmeno se quest'oggi ci sarebbe stata la riunione del cda. Il cda c'è, ma probabilmente non affronterà, grandi temi, spiegano fonti Bipop. Il solo sforzo che si può fare è cercare di fotografare l'attuale stato delle cose.
Quale che appare al momento è l'affermarsi dell'ipotesi Banca di Roma: ma in uno scenario che si complica ancora più, visto che nemmeno la Popolare di Milano sembra adesso disposta ad approvare il piano di salvataggio della Garfin di Mauro Ardesi. O, quanto meno, l'istituto milanese che ha in pegno l'8% circa dei diritti di voto della Bipop, nel cda di ieri non ha preso alcuna decisione al riguardo e ha rimandato la discussione a data da destinarsi. L'entrata di un socio forte e la riorganizzazione del debito sono argomenti legati tra loro. Se il nuovo partner non dovesse essere la Popolare di Milano, quale ragione potrebbe avere Roberto Mazzotta a congelare per 5 anni quei 511 milioni di € di crediti al tasso dell'1%? Ancor meno interessati snon gli altri istituti, la cui esposizione verso Ardesi è più contenuta. Senza contare che pure la Bipop, pesantemente coinvolta con un credito di 180 milioni, ha chiesto l'istanza di fallimento verso la finanziaria del suo ex principale azionista. E, per ora, non è nemmeno disposta a ritirare il provvedimento.
La Popolare di Milano sembrava vicina all'accordo definitivo (sia per Garfin sia per Bipop) non più tardi di sette giorni fa. Ora è tutto in alto mare. E non si capisce se il sopravanzare di Banca Roma sia dovuto alla moral suasion di Bankitalia o alle simpatie degli azionisti Bipop. Questi ultimi, un pò perchè una parte dei bresciani pare aver lasciato cadere la primitiva avversione verso la Banca di Roma e un pò perchè la Fondazione Manodori si mostra possibilista, sembrerebbero per lo più propensi a far entrare Cesare Geronzi: e l'idea di un conferimento di Romagest in cambio di una partecipazione rilevante potrebbe piacere. "Nulla di definito" fanno intanto sapere dalla Banca di Roma. Per lo più schierati a favore della Popolare di Lodi sembrerebbero invece alcuni soci reggiani.
Tra le voci che si rincorrono c'è anche quelle delle dimissioni del presidente Giacomo Franceschetti che lasciarebbe il posto a Bernardino Libonati. Tuttavia fonti Bipop affermano che l'avvicendamento non è all'ordine del giorno, così come non è prevista l'entrata di un terzo amministratore al posto di Arturo Amato. Ma in un prossimo futuro non è detto che quella suggerita dalle voci non sia propria la strada che dovrà essere intrapresa; e non è nemmeno detto che non ritorni prepotente l'ipotesi di Pierfrancesco Saviotti con incarichi manageriali.
Quale che appare al momento è l'affermarsi dell'ipotesi Banca di Roma: ma in uno scenario che si complica ancora più, visto che nemmeno la Popolare di Milano sembra adesso disposta ad approvare il piano di salvataggio della Garfin di Mauro Ardesi. O, quanto meno, l'istituto milanese che ha in pegno l'8% circa dei diritti di voto della Bipop, nel cda di ieri non ha preso alcuna decisione al riguardo e ha rimandato la discussione a data da destinarsi. L'entrata di un socio forte e la riorganizzazione del debito sono argomenti legati tra loro. Se il nuovo partner non dovesse essere la Popolare di Milano, quale ragione potrebbe avere Roberto Mazzotta a congelare per 5 anni quei 511 milioni di € di crediti al tasso dell'1%? Ancor meno interessati snon gli altri istituti, la cui esposizione verso Ardesi è più contenuta. Senza contare che pure la Bipop, pesantemente coinvolta con un credito di 180 milioni, ha chiesto l'istanza di fallimento verso la finanziaria del suo ex principale azionista. E, per ora, non è nemmeno disposta a ritirare il provvedimento.
La Popolare di Milano sembrava vicina all'accordo definitivo (sia per Garfin sia per Bipop) non più tardi di sette giorni fa. Ora è tutto in alto mare. E non si capisce se il sopravanzare di Banca Roma sia dovuto alla moral suasion di Bankitalia o alle simpatie degli azionisti Bipop. Questi ultimi, un pò perchè una parte dei bresciani pare aver lasciato cadere la primitiva avversione verso la Banca di Roma e un pò perchè la Fondazione Manodori si mostra possibilista, sembrerebbero per lo più propensi a far entrare Cesare Geronzi: e l'idea di un conferimento di Romagest in cambio di una partecipazione rilevante potrebbe piacere. "Nulla di definito" fanno intanto sapere dalla Banca di Roma. Per lo più schierati a favore della Popolare di Lodi sembrerebbero invece alcuni soci reggiani.
Tra le voci che si rincorrono c'è anche quelle delle dimissioni del presidente Giacomo Franceschetti che lasciarebbe il posto a Bernardino Libonati. Tuttavia fonti Bipop affermano che l'avvicendamento non è all'ordine del giorno, così come non è prevista l'entrata di un terzo amministratore al posto di Arturo Amato. Ma in un prossimo futuro non è detto che quella suggerita dalle voci non sia propria la strada che dovrà essere intrapresa; e non è nemmeno detto che non ritorni prepotente l'ipotesi di Pierfrancesco Saviotti con incarichi manageriali.