Geronzi apre su Banco Sicilia

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Banca di Roma tenta di aprire il dialogo con la Regione Sicilia sul progetto di fusione con l'istituto isolano. Cesare Geronzi è disposto a confrontarsi con Salvatore Cuffaro sul progetto di matrimonio Banca di Roma- Banca di Sicilia, a patto però

MILANO - Banca di Roma tenta di aprire il dialogo con la Regione Sicilia sul progetto di fusione con l'istituto isolano. Cesare Geronzi è disposto a confrontarsi con Salvatore Cuffaro sul progetto di matrimonio Banca di Roma- Banca di Sicilia, a patto però che si tenga fede agli obiettivi di migliorarne l'efficienza previsti dal piano industriale e che non si facciano confusioni di ruoli.
La Regione Sicilia risponde che non intende entrare in una holding per "fare reddito". "Speriamo - dice Cuffaro - di trovarci nelle condizioni che ci permettano il pieno coinvolgimento nel processo di ristrutturazione del BdS. Non vorremmo trovarci di fronte a scelte già compiute che non tengano conto degli interessi che noi rappresentiamo, sia come investitori convenzionali sia come soci istituzionali".
Durante l'audizione alla commissione Finanze della Camera di ieri, Geronzi ha dichiarato che "l'improvvisa manifestazione di un pubblico dissenso e da parte della Regione Sicilia e degli altri soci di minoranza, contrasta nettamente con la contiguità di relazioni rimaste sempre su un piano di assoluta correttezza e di proficua collaborazione". 
Il presidente della Banca di Roma ha anche affermato che "è intenzione dell'istituto riaprire un dialogo a partire dal comune riconoscimento di due presupposti: il primo coincide con la consapevolezza che la banca è in grado di favorire lo sviluppo di una regione quando è attenta ai propri equilibri economici e nel contempo alla produttività delle imprese da finanziare. Il secondo richiede la convinzione che la Banca debba proseguire "sulle linee di sviluppo poste a base del piano industriale e che a suo tempo furono oggette delle autorizzazioni del Tesoro e della Banca d'Italia". Piano industriale, ha tenuto a sottolineare il numero uno di via Minghetti, che era parte integrante dell'offerta per l'acquisizione del gruppo Mediocredito centrale - BdS.
Cuffaro si appella invece alle clausole di garanzia previste nel contratto di compravendita con cui la Banca di Roma entrò in possesso del Mediocredito Centrale (quindi del Banco di Sicilia) nel '99 per lanciare ora la palla al Tesoro. Il presidente della Regione Sicilia ha affermato che "non è suo interesse fare difese nostalgiche. Ciò che veramente ci preme - dice - è non perdere, per supposte ragioni di mercato che non comprendiamo fino in fondo, uno strumento insostituibile per il processo di sviluppo che in Sicilia abbiamo intrapreso. La Regione Sicilia non può mischiarsi in una holding per fare reddito".
Geronzi non ha mancato di puntare il dito contro le polemiche al progetto di ristrutturazione del gruppo. "Nascondono - ha detto - posizioni che poco o nulla hanno a che fare con gli interessi della Sicilia e le sorti del DbS, ma il cui vero scopo è quello di contrastare il consolidamento su scala nazionale del nostro gruppo".Cuffaro ha chiamato in causa via XX Settembre in virtù di un passaggio del contratto di cessione del Mediocredito alla Banca di Roma, secondo il quale "la parte acquirente si impegna ad attuare il piano industriale secondo le linee guida presentate al Tesoro in sede di offerte definitive e a non apportarvi variazioni, con particolare riferimento alla partecipazione di controllo nel Banco di Sicilia, che non siano state preventivamente concordate con il Tesoro".
Al momento, secondo il presidente della Regione Sicilia, ci sono tre possibili scenari: la fusione per incorporazione del BdS nella Banca di Roma, "che - dice - come noto ci trova in disaccordo". Il mantenimento dello "status quo", ancorchè con opportune migliorative rispetto ad oggi. L'individuazione di assetti azionari diversi che possono vedere o il recesso da parte della Regione o la vendita delle parteicpazione di BdR a un altro istituto di credito.