Bipop, ecco, l'offerta di Geronzi

Il Giornale

Per uno quota della popolare l'istituto cederebbe RomaGest e gli sportelli al Nord

Sul tavolo di Antonio Fazio sono arrivate numerose proposte per dare un nuovo assetto alla tribolata Bipop, ovvero il più spinoso dossiere bancario del momento. Ma fra tutte, tre sono le più accreditate. La più recente, ma non è una novità, è arrivata dalla Banca di Roma, che si è fatta avanti con determinazione. La novità sta invece nei contenuti: per diventare azionista di riferiemento della popolare bresciana, l'istituto guidato da Cesare Geronzi ha pensato a un "baratto": il conferimento di RomaGest, la sua società di gestione patrimoniale, e dei suoi sportelli al nord, in cambio di azioni Bipop. I bresciani vedrebbero così moltiplicata la loro presenza sul territorio all'insegna della banca tradizionale e non virtuale, un'idea che già meditavano di perseguire autonomamente quando la stella internettiana cominciava a dare inesorabili segni di declino. In più aggiugerebbbero la reti di promotori RomaGest alle loro società di gestione già operanti, da cui presto scomparirà Azimut in procinto di essere ceduta. I vantaggi per i romani? Uno su tutti: impossessarsi di colpo della più bella realtà online del settore, là dove invece loro sono agli arbori avendo da poco costituito con Telecom la banca della Rete.
Roma, però deve fare i conti con la Popolare di Lodi che, nonostante sia partita con largo anticipo, continua il suo serrato corteggiamento. Si dice, ma sono solo indiscrezioni, che Bankitalia consideri l'offerta di Giampiero Fiorani come la più interessante. Il "Bazzolino della Bassa", come lo chiamano con simpatia i suoi colleghi, ha messo sul piatto la Bfe-Banca federale europea, con tante società controllate, più un pingue conguaglio in contanti. Anche la Lodi, però, ha le sue gatte da pelare, visto che proprio in questi giorni si è presentata in visita una pattuglia di ispettori Consob per verificare la bontà di non meglio precisate operazioni.
E poi, il terzo incomodo, vi è la Popolare di Milano i cui destini, com'è noto, sono legati a Bipop da una simbiosi perversa, avendo finanziato senza badare a spese i più importanti soci bresciani, i quali non hanno trovato di meglio che comprare azione delle loro banca ai tempi in cui i prezzi erano poco lontani dai massimi. Bpm è ora esposta per cifre tali che,in mancanza di rientro, ne "sballerebbero" lo stato patrimoniale. La settimana prossima i vertici della Milano incontreranno gli amministratori delle altre banche esposte con i bresciani nel tentativo di comprarsi i loro debiti. Si tratta di circa 2-300 mililardi in carico alla Popolare di Sondrio, al Credito bergamasco e, in misura minore, al Credito Italiano, con i quali Bpm potrebbe aggiungere un altro 4% di Bipop all'8% che già controlla. Una quota che, a quel punto, le consentirebbe di trattare da una posizione di forza obbligando al contempo Bankitalia a doverne assecondare le istanze. Quello che infatti il governatore vuole scongiurare è di trovarsi a dove sistemare due banche anzichè una. Per Fazio, la malattia di Brescia non deve assolutamente contagiare altri protagonisti del sistema.