Banco Sicilia, Geronzi all' attacco

Corriere della Sera

Banca Roma convoca l' assemblea per azzerare il consiglio. La Regione insorge

ROMA - Colpo di scena nella vicenda Banca di Roma-Banco di Sicilia. La banca capitolina presieduta da Cesare Geronzi ha chiesto la revoca degli amministratori dell'istituto siciliano, che controlla col 62,4% del capitale, e la convocazione per il 21 dicembre prossimo dell'assemblea per la ricostituzione degli organi di gestione. La decisione alza il tono dello scontro in atto tra la Banca di Roma e gli azionisti di minoranza del Banco di Sicilia, la Regione Sicilia e la Fondazione, che si oppongono al progetto di riorganizzazione del gruppo. Un progetto che prevede il doppio passaggio dell' incorporazione della banca siciliana in quella romana e del riscorporo delle due aziende al fine di far confluire le partecipazioni di controllo in una nuova holding. Si scalda anche il clima politico: il caso arriva in Parlamento dove sia la maggioranza di governo sia l'opposizione di centrosinistra hanno presentato un' interpellanza contro l'operazione varata da Geronzi. La mossa a sorpresa della Banca di Roma si è realizzata ieri nel corso del consiglio di amministrazione del Banco di Sicilia, convocato a Palermo per deliberare la fusione. La decisione, ha spiegato la Banca di Roma, «fa seguito alla diffida notificata dalla Regione agli amministratori e sindaci del Banco nonché al ministro dell' Economia e al Governatore della Banca d'Italia volta ad impedire il progetto di razionalizzazione del gruppo». E consente di «rimettere all' unica sede appropriata, l' assemblea dei soci, una questione che intempestivamente e irritualmente la Regione Sicilia ha inteso sollevare». In pratica la Banca di Roma ha ritenuto che la diffida avrebbe potuto precludere l' efficacia di ogni decisione presa a maggioranza. E quindi ha deciso di rimettere tutto in mano all' assemblea: bisognerà aspettare il 21 dicembre per vedere se la situazione avrà una schiarita oppure se il rinnovo del consiglio verrà gestito solo dall' azionista di maggioranza «determinato» ad andare avanti. «Vigileremo e faremo quanto possibile per impedire l' operazione», ha ribattuto però il presidente della regione Sicilia, Totò Cuffaro che ha annunciato il ricorso alle vie giudiziarie. Accanto alla protesta della Regione, c'è, forte, quella del personale del Banco che ieri ha scioperato, manifestando davanti alla sede della banca a Palermo. Un gruppo di manifestanti è riuscito anche ad entrare nella sala del consiglio, che ha sospeso la riunione per riprenderla e concluderla in un' altra stanza. Il caso è anche arrivato a Montecitorio dove ieri sono state discusse due interpellanze. La prima è stata presentata da 37 deputati del centrodestra, primo firmatario Vincenzo Fragalà, che accusano la Banca di Roma di aver messo in piedi il progetto della holding per incamerare «i 1.500 miliardi di plusvalenze e liquidità (700 miliardi di realizzo delle sofferenze della Sicilcassa reso possibile dal contributo della legge Sindona; 300 miliardi di plusvalenze da partecipazioni; 500 miliardi del patrimonio Irfis) del Banco di Sicilia». E per «contribuire così alla soluzione, per altro temporanea» della «crisi» della banca che, aggiungono i deputati, «è gravata da 12 mila miliardi di sofferenze, cui si somma l'andamento negativo di 8 mila miliardi di sofferenze cartolarizzate, di cui la banca conserva il rischio». La seconda interpellanza, presentata da 32 deputati del centrosinistra, primo firmatario Giuseppe Lumia seguito da Piero Fassino, sostiene che il progetto della Banca di Roma, potrebbe determinare «conseguenze negative sull'economia siciliana e minacciare i livelli occupazionali». Ai deputati ha risposto il sottosegretario all' Economia, Vito Tanzi, il quale ha rilevato come il suo ministero al pari della Banca d' Italia non abbia ancora ricevuto dalla Banca di Roma richieste formali di autorizzazione. Tanzi ha comunque aggiunto che per ovviare al pericolo di indebiti vantaggi patrimoniali per la Banca di Roma, c'è, come in ogni fusione, la decisione sui concambi.