Prove di alleanza a Trieste.Caltagirone vicepresidente

La Stampa

Tutti insieme appassionatamente. In concomitanza con lo sbarco a Trieste di Cesare Geronzi, Mediobanca e i grandi soci privati delle Generali scoprono, per amore o per forza, le virtù della collaborazione e i pregi di una struttura esecutiva che accentri nel Ceo Giovanni Perissinotto i poteri esecutivi, aumentando anche la partecipazione degli azionisti alla governance.

Tutti insieme appassionatamente. In concomitanza con lo sbarco a Trieste di Cesare Geronzi, Mediobanca e i grandi soci privati delle Generali scoprono, per amore o per forza, le virtù della collaborazione e i pregi di una struttura esecutiva che accentri nel Ceo Giovanni Perissinotto i poteri esecutivi, aumentando anche la partecipazione degli azionisti alla governance. Il risultato è anche una redistribuzione dei poteri che - è il caso emblematico della vicepresidenza a sorpresa di Caltagirone - passa da un maggioritario secco dove il premio elettorale era tutto nelle mani di Mediobanca a un sistema più proporzionale.
Cosi piazzetta Cuccia, primo socio con il 13,2% e storicamente dominus a Trieste, cede porzioni di sovranità al plotone di azionisti forti che nelle ultime settimane lo sono diventati ancora di più — Caltagirone con il 2%, De Agostini 2,4%, Del Vecchio 1,9%, la veneta Ferak e i torinesi di Crt con un 3,9% complessivo, il ceco Kellner al 2% - e che assieme hanno un peso equivalente al suo. In cambio ottiene un presidio comune che punta sull’efficienza della compagnia attraverso l’azione del management (alcuni dei soci, tra cui Kellner e i veneti sono assai vicini a Perissinotto e Balbinot) e che probabilmente serve anche ad arginare il rischio percepito che il nuovo presidente trasformi il Leone, come ha lasciato ben capire già ieri, in un Leone di sistema, sganciandolo progressivamente dalla sfera d’influenza della stessa Mediobanca.
Sono soddisfatto di questo importante passo nel miglioramento della corporate governance di Generali promosso da Mediobanca, è il commento dell’ad di piazzetta Cuccia Alberto Nagel, che celebra la maggiore efficienza e linearità dell’assetto dei poteri delegati ai vertici della compagnia  con l’introduzione della figura del presidente non esecutivo e del Ceo unico. E in linea con lui - a dimostrare la comunanza d’intenti - una portavoce del gruppo De Agostini: Si tratta di una governance chiara, per la quale abbiamo lavorato negli ultimi tre anni. Ora siederemo nel cda per creare valore per la società.

Qualche piccolo attrito, contenuto nelle forme ma significativo per i rapporti tra soci e per la loro influenza su Trieste, si è del resto avuto ancora ieri mattina: mentre Geronzi aspettava nella foresteria delle Generali di essere nominato nel nuovo cda ed ha ricevuto la visita dl Lorenzo Pellicioli e Leonardo Del Vecchio che gli hanno ribadito come le deleghe per la comunicazione di business - pubblicità compresa - dovessero andare al Ceo e non al presidente. Così sarà. Allo stesso modo, negli ultimi due giorni e in nome del primato di un Ceo unico, sono sparite le deleghe per le attività assicurative in Italia che parevano certe per Balbinot, lasciandogli invece le attribuzioni sull’estero che già aveva.

Infine l’arrivo dì Caltagirone alla terza vicepresidenza creata ad hoc corregge la scelta del comitato nomine di Mediobanca di affiancare a Geronzi due vicepresidenti legati a piazzetta Cuccia – l’ad Alberto Nagel e il grande socio Vincent Bolloré - che aveva fatto storcere il naso ai soci privati. Perché dare quella carica Bolloré, che a Trieste non ha - ancora - investito un centesimo? Così la richiesta era quella di sostituire il finanziere bretone, che non a caso proprio in questi giorni dichiara a ripetizione la sua voglia di mettere soldi nelle Generali, con uno dei soci. Richiesta giudicata però inaccoglibile dallo stesso Nagel perché avrebbe significato delegittimare il comitato nomine di Mediobanca.

Ecco dunque che nell’ultima settimana un lavoro di tessitura che ha visto in primo piano proprio l’ad di piazzetta Cuccia ha aperto la terza vicepresidenza per Caltagirone. Nella squadra di vertice ci sarà dunque anche l’esponente di punta degli investitori in proprio che non hanno esitato ad aprire i loro ricchi portafogli ma che adesso si aspettano - come e più della stessa Mediobanca -  soddisfazioni dalla compagnia.