La Banca di Roma al traguardo

Il Messaggero

Pellegrino Capaldo e Cesare Geronzi hanno portato a termine il progetto che ha unificato le tre grandi banche della capitale: entro il '92 gli sportelli saranno 1.200

Alle 14 di ieri é nata la Banca di Roma. A quell'ora, infatti, le assemblee del Banco di Santo Spirito e del Banco di Roma hanno approvato i loro ultimi bilanci separati e l'incorporazione del Banco di Roma nel Santo Spirito a partire dal primo agosto. Contestualmente, il nome della nuova banca diventerà quello di Banca di Roma. Dal primo agosto, dunque, la nuova insegna verrà issata sui 1.100 sportelli (ma a fine anno saranno ben 1.200) che ne fanno di gran lunga la prima azienda di credito ordinario in Italia, se si pensa che la Bnl ha circa 500 filiali e agenzie. La Banca di Roma potrà contare su 139.500 miliardi di attività, 65.800di raccolta diretta, 63.148 miliardi di raccolta indiretta, 59.800 di impieghi ordinari, 24.000 dipendenti, un patrimonio netto di quasi 10.000 miliardi (9.883), un margine di gestione che, riferito all'anno scorso, sarebbe stato di 1.699 miliardi, l'utile al lordo delle imposte sarebbe di 749 miliardi. E' un colosso con una posizione di mercato dominante in tutto il Lazio e nel Centro Sud, ma con «una importante presenza al Nord» che eredita, come ha spiegato ieri Cesare Geronzi, dal Banco di Roma Ínsieme a una fortissima presenza all'estero.
Gran segreto sul logo della nuova banca e sulla campagna pubblicitaria alla quale parteciperà Federico Fellini. «Padrone» del gruppo bancario é la Fondazione Cassa di Risparmio di Roma, l'ente pubblico che detiene il 65% di quella holding bancaria che, a sua volta, controlla il pacchetto di contratto della Banca di Roma della quale, per la verità, possiede direttamente anche un altro 10,08%, senza la mediazione della holding. Quest'ultima da ieri non si chiama più Sipab, ma «Cassa di Risparmio di Roma Holding » ed é la cassaforte che coordina la partecipazione maggioritaria della Fondazione e quella minoritaria (35%) dell’Iri, vecchio padrone delle due aziende bancarie conferite in questi tre anni (Santo Spirito c Banco Roma). La holding ha il controllo della Banca di Roma con il 67,55%. Elemento unitario di questa complessa struttura e la dirigenza della Fondazione: il presidente Pellegrino Capaldo e il direttore generale Cesare Geronzi che ricoprono la stessa carica a tutti e tre i livelli della piramide, dalla Fondazione fino all'azienda operativa. E sono stati loro, i due protagonisti della più grande operazione di fusione bancaria fin qui realizzata in Italia a gestire ieri l'ultima assemblea del Banco di Santo Spirito, che ha anche approvato il bilancio 1991 (chiuso con un utile netto di 233,5 miliardi), con l'attribuzione dal 18 maggio di un dividendo unitario di 50 lire (40 nel '90). Importante il rinnovamento del consiglio di amministrazione.
Otto i consiglieri confermati, tra cui Oliviero Prunas (vicepresidente) cooptato da poco, tre quelli sostituiti: Giovanni Ciccone, Berardino Libonati, Guglielmo Zoffoli. Al loro posto entrano Paolo Emilio Ascoli, Serafino Gatti e Nazzareno Ferri. L'attuale amministratore delegato del Banco Roma, Antonio Nottola sará condirettore generale della nuova banca. Facendo tesoro della difficile ma stimolante esperienza della fusione tra Cassa di Roma e Santo Spirito, questa volta Capaldo e Geronzi hanno scelto un'altra strada: realizzare subito l'unificazione giuridica, ma lasciare intatte le due strutture, con due sistemi informativi differenti. Questa «soluzione ponte» che dovrebbe avere una durata di 18 mesi, si basa su un sistema informativo intermedio in grado di leggere i dati delle due banche e accorparli, senza pero stravolgere l'organizzazione delle due aziende.