Geronzi resta interdetto tra Capitalia, Caplntesa e la partita di Mediobanca

Il Foglio

Due mesi di stop per il presidente della banca romana, che ricorre in appello. Come muta il great game del credito

Milano - La scelta del Tribunale di Parma di interdire il presidente di Capitalia, Cesare Geronzi, per due mesi ha sorpreso gran parte del mondo finanziario italiano, e potrebbe costituire un freno al processo di consolidamento del mercato bancario che sembrava avere preso il via. La decisione del Gip di Parma è stata presa nell'ambito dell'inchiesta condotta su Parmatour e Ciappazzi. Gli occhi dei magistrati sono puntati sulla vendita dell'azienda siciliana di acque minerali, passata nel 2002 (quattro anni fa, cioè) da Ciarrapico a Tanzi, e su un finanziamento da 50 milioni a Parmatour. Secondo la ricostruzione da lui fornita ai magistrati, l'ex patron della Parmalat decise l'acquisto della Ciappazzi su pressione di Geronzi.
L'interdizione giunge alla vigilia del consiglio di amministrazione della banca sui conti del 2005, che sanciranno il definitivo risanamento dell'istituto, mentre l'attenzione del mondo politico, economico e finanziario è concentrata sull'ipotesi di un progetto di integrazione tra Capitalia e Banca Intesa, già battezzato Caplntesa (e ritualmente già smentito dai diretti interessati). Nei corridoi dell'istituto romano si respira un'aria tranquilla, anche se c'è chi ricostruisce le coincidenze di questi giorni. Qualcuno nello staff di Geronzi fiutava l'aria. Cercando di interpretare i segnali che arrivavano dal mondo giudiziario, si temeva che il tempo stesse per volgere al brutto: nelle ultime settimane, prima l'accusa di usura aggravata formulata dalla procura di Parma, poi le accuse dell'ex patron del Perugia Calcio, Luciano Gaucci, e infine l'avviso di garanzia ad Alessandro Moggi della Gea (di cui è socia anche una figlia del presidente di Capitalia).
La decisione dei magistrati arriva in una fase delicata. Martedì c'era stato un improvviso inatteso rallentamento nei colloqui con il presidente di Intesa, Giovanni Bazoli, il primo banchiere ad avere capito che uscito di scena Antonio Fazio non ci saranno più protezioni per gli egoismi del management bancario. Adesso potrebbe essere proprio Intesa a pagare lo scotto della temporanea interdizione di Geronzi. L'attivismo di Bazoli preoccupa i francesi di Crédit Agricole, primi azionisti di Intesa, che temono di vedere diluita la loro quota a causa di un matrimonio che passi sulla loro testa. Cercheranno di muoversi. Intanto è plausibile che, fino a quando permarrà l'interdizione dalle cariche di Geronzi (che potrebbe essere annullata dal Tribunale d'appello di Bologna cui i legali faranno ricorso), Capitalia proseguirà nella crescita interna, portando avanti il proprio piano industriale. Da ambienti vicini a Intesa spiegano che la temporanea impasse di Geronzi "non cambia nulla". Da Roma fanno capire che Capitalia si stringerà attorno a Matteo Arpe, l'amministratore delegato, in attesa che la vicenda sia chiarita.
Il tentativo di arrocco è iniziato con Zaleski.
II rallentamento del progetto Caplntesa potrebbe indebolire il tentativo di arrocco di Bazoli sulle Generali, iniziato con l'ingresso di Romain Zaleski, imprenditore amico, nel numero degli azionisti rilevanti con una quota del 12 per cento del capitale. Quanto all'ipotesi di candidatura di Geronzi alla successione di Gabriele Galateri di Genola per la presidenza di Mediobanca rischia di essere almeno temporaneamente bloccata da questo incidente. È un'operazione complessa: necessita di un lavoro di tessitura e di consolidamento dei rapporti con gli altri soci e consiglieri; in questo momento è impossibile, ma, qualora l'interdizione fosse annullata dal Tribunale d'appello, sarebbe comunque più difficile. Meno problematica la posizione in Rcs, dove il patto ha superato indenne la tempesta Ricucci e non sembrano essere alle viste nuove turbolenze (anche se resta nel sistema milanese qualche diffidenza rispetto all'estraneità di Geronzi al salottismo del nord). A Roma intanto si prepara la controffensiva. L'avvocato di Geronzi, Guido Calvi, si è detto stupefatto del provvedimento, definito privo di ragionevolezza, anche perché preso dal Tribunale "pochi giorni dopo aver dato notizia del deposito degli atti e, quindi, della conclusione delle indagini". Le indiscrezioni giunte in giornata dalla procura, in base alle quali il provvedimento di interdizione era allo studio da tempo da parte dei pm, sono state definite allarmanti in ambienti vicini alla banca in quanto l'interdizione è un provvedimento d'urgenza, urgenza che viene meno quando un magistrato attende mesi prima di richiedere la misura. Urgenza che inoltre dovrebbe essere giustificata dal rischio di inquinamento delle prove, reiterazione del reato o pericolo di fuga che, in questo caso, sono difficili da individuare.