Intervento Premio Speciale Capalbio Economia 2000

Capalbio, 8 settembre 2000

''Vi ringrazio. Sono profondamente grato e lusingato per l'assegnazione di questo Premio Speciale Capalbio per l'economia. E' un prestigioso riconoscimento che da oggi mi collegherà idealmente a questo splendido e antico borgo della costa toscana che mi è sempre gradito rivedere.
Sono ancor più lusingato perchè nelle motivazioni di questo Premio ritrovo, ben evidenti, alcuni valori fondamentali a cui ho cercato di ispirare la mia vita professionale. Sono valori costruiti nel tempo - direi ''faticosamente'' - attraverso una sintesi difficile di componenti spesso divergenti.
L'importanza delle istituzioni, il peso dell'esperienza, le esigenze della ''stabilità'' e del ''servizio'' al sistema produttivo hanno,infatti, da sempre costituito una direttiva precisa di orientamento delle mie decisioni. Ma la necessità di ''trasformare'' continuamente, per collegare senza salti il passato al futuro e per cogliere le potenzialità dell'innovazione ha per me rappresentato, nel tempo, un altrettanto forte polo di attrazione.
Questa contrapposizione di ''valori'' non è inconsueta. Ma forse è più peculiare al mondo bancario.
Le banche del nostro Paese sono state per lungo tempo ''istituzioni'', fortemente coinvolte in obiettivi ''pubblici'', sollecitate soprattutto a non compromettere la ''stabilità''. Ora però sono imprese, continuamente sospinte all'efficienza e al cambiamento da una concorrenza che si fa sempre più spietata.
Le famiglie e le imprese - il sistema economico - pretendono stabilità, continuità nell'azione delle banche, spirito di ''servizio''. Ma la globalizzazione, l'evoluzione tecnologica, la concorrenza esigono flessibilità, trasformazioni continue, assunzioni di rischi crescenti nella logica del profitto.
L'arte del banchiere è allora sempre più un esercizio di ''misura'', di ''equilibrio'', di composizione di spinte diverse.
La consapevolezza della necessità di questa sintesi ''di valori diversi - nella mia esperienza - è andata progressivamente rafforzandosi nel tempo e, come dicevo, a tratti anche ''faticosamente''. Vi sono state alcune fasi cruciali che considero un pò come pietre miliari.
Fra queste senza dubbio la mia esperienza professionale in Banca d'Italia che è stata una scuola particolarmente attenta alle esigenze delle ''istituzioni'', della ''stabilità''. Era allora la ''scuola'' di Guido Carli.
Ma anche in quel caso non vi erano solo ''istituzioni'' in gioco. Vi erano anche mercati, e già allora fra i più sofisticati ed efficienti. Le mie responsabilità in Banca d'Italia mi imponevano, infatti, di garantire la massima funzionalità dei mercati valutari, pur in un contesto che esigeva forti vincoli e limitazioni ai movimenti dei capitali. Quindi già allora era forte la necessità ''sintesi'', di composizione di esigenze diverse.
Poi è venuto il lungo tirocinio nelle banche, nelle grandi banche.
Credo che una grande banca debba essere più di altre sensibile alle trasformazioni che non compromettono gli equilibri. Ma credo anche che vi siano momenti in cui tutte le energie, vorrei dire il ''coraggio'', debbano mobilitarsi quando gli squilibri divengono insostenibili.
E penso certamente che lo squilibrio che vi era qualche anno fa fra la dimensione media delle banche italiane e quella dei principali concorrenti esteri fosse divenuto ''isostenibile''.
La decisione di affrontare questo squilibrio, cogliendo per primi le opportunity della Legge Amato e cimentandoci nell'impresa, ardua e mai tentata in Italia, di fondere tre banche rilevanti, ha segnato un altro momento cruciale della mia vita professionale.
Due scelte bisognava fare insieme, ''concentrare'' e ''privatizzare'', per pervenire ad un modello di banca competitivo, contrapponibile ai modelli esteri.
Che fossero scelte inevitabili ne è testimonianza la reazione a catena che si è poi propagata all'intero sistema bancario e i cui effetti si sono poi estesi ad altre importanti aree dell'economia.
Erano scelte inevitabili ma non facili. Penso ai problemi dell'integrazione di modelli organizzativi disomogenei, delle reti telematiche, ai problemi della gestione del personale e a quelli sindacali. Anche in questo caso bisognava comporre e sintetizzare: la ''trasformazione'' da un lato, la ''continuità'', la ''stabilità'' dall'altro.
Sono avvenimenti solo di pochi anni fa ma già trasformati in ''storia'' dall'incalzare di nuovi problemi. e oggi i problemi sono quelli della ''new economy'' e dei suoi rapporti con la ''old economy''.
Anche questo caso si richiede ''sintesi'', si richiede più ''equilibrio''. Credo che vadano evitate le contrapposizioni nette perchè se il nuovo non si innesta nel tradizionale, per integrarlo e trasformarlo, rischieremo di avere un ''nuovo'' sempre prossimo all'azzardo, alla scommessa, e un'economia ''tradizionale'' avviata all'obsolescenza e al declino.
Le banche italiane - e la nostra in particolare - hanno reagito tempestivamente e sono oggi impegnate a realizzare esperienze equilibrate e feconde di innesti tra muovo e tradizionale.
La Banca di Roma ha già offerto alla clientela servizi telematici e il ''trading on line'' e si appresta a rendere operativa - in joint venture con Telecom - una vera e propria banca telematica. Siamo entrati con una società apposita nel settore dei servizi internet alle imprese e intendiamo ora costituire una holding per gestire e coordinare al meglio tutte le nostre iniziative nell'ambito della ''new-economy''.
Vogliamo in sostanza realizzare nuove forme di ''sintesi''. Sono sintesi fra attività bancaria e telematica destinate a fronteggiare bisogni, che forse non percepiamo ancora in tutta la loro complessità, ma che certamente si riveleranno vitali per la competitività del sistema produttivo.
E' del resto quello che lo stesso Governatore Fazio ha auspicato nelle ultime ''Considerazioni Finali'' quando ha parlato di ''congiunzione con l'attività creditizia delle risorse di conoscenza e mezzi di cui sono dotate le imprese che operano nell'alta tecnologia''. Una ''congiunzione'' destinata a ''riversarsi nell'economia produttiva''.
Una ''congiunzione'' alla cui realizzazione spero sia ancora adeguata l'arte dei ''vecchi'' banchieri.
  
Vi ringrazio ancora e cordialmente saluto tutti i convenuti''.