Incontro con imprenditori della regione Friuli-Venezia Giulia

San Giorgio di Nogaro, 20 settembre 2010

San Giorgio di Nogaro, 20 settembre 2010.

Incontro con gli imprenditori del Friuli-Venezia Giulia
Intervento di Cesare Geronzi
Presidente di Assicurazioni Generali S.p.A.

 
Il presidente delle Assicurazioni Generali ha partecipato all’incontro con un centinaio di imprenditori della Regione Friuli-Venezia Giulia che si è  svolto a San Giorgio di Nogaro. Alla presenza del Presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia Renzo Tondo, il Presidente delle Generali ha avuto l’opportunità non solo di passare in rassegna i quattro mesi della sua presenza al vertice della Compagnia, ma anche di delineare i futuri scenari dello sviluppo economico sia regionale che nazionale.
Il Presidente, ripercorrendo il lavoro compiuto nelle Generali, ha ricordato le iniziative per migliorarne l'organizzazione e ha sottolineato come in campo internazionale si stia decisamente operando “per la penetrazione in nuovi mercati”. Ha evidenziato la partecipazione della Compagnia a un progetto di housing sociale proposto dalla Cassa Depositi e Prestiti unitamente all’intento manifesto di rivitalizzazione della Fondazione Generali di cui egli stesso è presidente.


L’ECONOMIA DELLA REGIONE
FRIULI-VENEZIA GIULIA NEL CONTESTO NAZIONALE


San Giorgio di Nogaro, 20 settembre 2010
1. E’ da poco più di 4 mesi che mi sono insediato, con il voto degli azionisti, alla presidenza delle Generali.
Svolgerò il mio breve intervento premettendo alcuni cenni sulla Compagnia; mi soffermerò poi sull’economia della Regione in una prospettiva evolutiva, in considerazione anche degli sviluppi dell’economia nazionale.
Ho colto con grande interesse la proposta di partecipazione, gentilmente rivoltami dal presidente Tondo, a una riunione così qualificata, come questa, nella quale si confrontano i principali protagonisti dell’imprenditoria e delle istituzioni.

La Compagnia da me presieduta è, per tradizione, attenta al contesto economico-sociale-istituzionale in cui opera. Sono dell’opinione che l’analisi e la valutazione di sistema dovrà ancor più accrescersi, fermo restando il “prius” della tutela e dello sviluppo della redditività aziendale.

Per questa ragione, occasioni di confronto e di ascolto come quella di oggi mi vedono sempre pienamente disponibile, per il particolare interesse che suscitano. L’impronta di Trieste e del territorio della Regione, dalle incomparabili tradizioni, civili, culturali, comunitarie, internazionali, è viva nella struttura e nell’attività della Compagnia, anche se quest’ultima si proietta ben oltre i confini nazionali, configurandosi da tempo come la prima multinazionale italiana.

I primi mesi di esercizio delle attribuzioni della carica sono stati per me un periodo di studio, da vicino, di questa grande impresa assicurativa e finanziaria, ma anche mesi di realizzazioni e non solo nel pur fondamentale versante del funzionamento della governance, nel quale sono state introdotte significative innovazioni, quale, per esempio, il Comitato degli Investimenti. Sono state avviate iniziative per analizzare e migliorare l’organizzazione tutta, in funzione di guadagni di efficienza e di trasparenza: a breve, trarremo le prime indicazioni; in campo internazionale si sta decisamente operando per la penetrazione in nuovi mercati; si è messo a punto un sistema di comunicazione integrata; si pensa di avviare la progettazione in tema di contributi all’educazione finanziaria  per migliorare ancora i rapporti con la clientela; si è aderito a un progetto di housing sociale; è stata rivitalizzata la Fondazione delle Generali che, fra poco, inizierà ad agire secondo uno statuto emendato nei procedimenti decisionali - con la costituzione di un autorevole Comitato scientifico - e nelle facoltà operative. Un complesso di iniziative, dunque, che insieme ad altre, mira a migliorare ancora la redditività  della Compagnia, accrescendone la capacità competitiva e rispondendo in modo ancor  più avanzato alle attese della clientela e del territorio. Importante sarà l’ulteriore miglioramento e la diversificazione, da parte della Compagnia, delle forme di tutela del risparmio insieme con il rafforzamento del ramo danni. 
In questo quadro, la doverosa attenzione del Gruppo alle trasformazioni che avvengono nel settore creditizio e finanziario nel nostro Paese e a quelle che si prospettano non si traduce né in ingerenza né in schieramenti di parte, come rappresentato futilmente da qualche articolo di stampa privo di solidi argomenti. Le iniziative delle Generali e dell’intero suo gruppo dirigente sono quelle che la Compagnia decide trasparentemente, e in ossequio alle norme vigenti, di assumere.
I prossimi mesi accentueranno il nostro impegno. Accrescerò la presenza a Trieste, pur dovendomi “dividere” tra le quattro “sedi”, cioè tra le città di Trieste (quella storica), Milano, Roma e Venezia (oltre a Mogliano). Vale per noi tutti l’adagio “Age quod agis”: fai ciò che fai. E qui, il fare è far ancora più grande, ancora più efficiente, ancora meglio raccordata con gli interessi generali la nostra Compagnia.
Nello “studio” e nel lavoro sinora svolto ho potuto fruire dell’apporto del personale del Gruppo che è di grande livello, per capacità e dedizione.
Ora mi soffermo su quello che ho osservato e letto fin qui sulle principali caratteristiche della Regione, anche sulla scorta di analisi e dati. 

2. L’economia del Friuli-Venezia Giulia è in larga parte sostenuta dal settore dei servizi, anche se è forte nella Regione la vocazione industriale. Rispetto alla media nazionale, infatti, il contributo apportato al PIL dall’industria è leggermente superiore (19,4% contro il 18,8%, con il 26,9% degli occupati contro il 20,7%), mentre hanno un peso relativamente inferiore i settori delle costruzioni e dell’agricoltura. Le imprese del Friuli-Venezia Giulia sono tipicamente di piccole dimensioni, in larga parte concentrate nelle province di Udine e Pordenone. Numerosi sono i distretti industriali.
La Regione è rimasta colpita dalla crisi per il basso valore aggiunto della sua produzione e per la forte dipendenza dai mercati esteri (oltre il 30% della produzione è destinato all’export). Tuttavia, vi sono confortanti segnali di ripresa, con una crescita per il 2010 prevista attorno al +1,2%, grazie soprattutto al forte aumento della domanda estera, proveniente in particolare dalla Cina e dall’America Settentrionale, che sta tornando a crescere molto più in fretta che per le altre regioni.
Rispetto alla media nazionale il Friuli-Venezia Giulia può vantare un reddito disponibile nominale pro capite superiore del 13%, pari a 20.500 euro, ed un miglior mercato del lavoro, con un tasso di disoccupazione fermo nel 2009 al 5,3%.
La dotazione infrastrutturale della Regione è buona: ha, tuttavia, bisogno di forti investimenti per poter competere con le aree limitrofe (soprattutto, Austria e Slovenia), con particolare riguardo al potenziamento della rete ferroviaria e alla creazione della terza corsia per l’autostrada A4 (già in cantiere).
Nel settore dei trasporti il ruolo predominante è svolto dal porto di Trieste: ad esso si affiancano quelli di Monfalcone e S. Giorgio di Nogaro, per i quali si progetta una integrazione per sfruttare al meglio i numerosi interporti del territorio, come quelli di Cervignano e Pordenone.
Il porto di Trieste rappresenta il maggiore punto di forza, vista la sua posizione strategica. Tra il 1998 ed il 2008 il traffico mercantile complessivo è risultato secondo solo a quello di Genova, ma va notato tuttavia come il 75% sia costituito da oli minerali, essendo Trieste il terminale dell’Oleodotto transalpino che inoltra il petrolio greggio verso i centri di raffinazione in Austria e in Germania e Repubblica Ceca. La costruzione di una piattaforma logistica e di un nuovo molo, da completarsi in 7/8 anni, consentirà di aumentare la capacità annua rendendo Trieste uno dei principali porti europei per il traffico container.
Pesano, tuttavia, nella Regione, al di là del progetto della TAV e del Corridoio 5 verso Kiev che sembrano ancora in alto mare, il basso numero di treni veloci (sempre e comunque costretti a fare numerose soste intermedie in Friuli prima di arrivare a Mestre), e in generale i pochi collegamenti.
Con la ripresa economica migliora anche il mercato del credito. Ad aprile erano soltanto il 14,2% le imprese che ritenevano meno favorevoli le condizioni di accesso al credito, rispetto all’oltre 40% della fine 2008. Aumenta il credito verso le famiglie e crescono nuovamente, sia pure con un lieve +0,2%, gli investimenti fissi lordi. Le sofferenze nel primo trimestre 2010 sono scese all’1,6%, ben al di sotto della media nazionale. In netta risalita è il clima di fiducia delle imprese.
La qualità della vita è molto alta nella Regione. Secondo recenti indagini, i cittadini del Friuli sono, in Italia, tra i più soddisfatti della propria condizione socio-economica, e sono quelli che hanno il miglior accesso ai servizi di pubblica utilità. La disuguaglianza tra redditi è molto più bassa rispetto a quella riscontrata in altre regioni e, contrariamente a quanto accade a livello nazionale, l’incidenza della povertà è in costante diminuzione dal 2005. La Regione inoltre si distingue per una forza lavoro più qualificata e istruita, per la maggior spesa (in rapporto al PIL) destinata a ricerca e sviluppo e l’alto tasso di pubblicazioni scientifiche e numero di brevetti registrati in rapporto alla popolazione.

3. Dunque, il settore infrastrutturale è la leva da azionare con decisione per un maggiore sviluppo di questo territorio insieme con normative che agevolino la formazione e la crescita dei distretti e una più generale espansione, la quale sia sostenibile e compatibile con la preservazione delle ricchezze che alimentano il turismo e la qualità della vita.
È dal rinnovo e dal potenziamento delle strutture che può discendere per Trieste e per la Regione l’assunzione di un ancor più netto profilo internazionale, di perno di collegamento con l’Est e con l’Ovest dell’Europa. Al perseguimento di questo obiettivo è necessario il contributo dei soggetti istituzionali, economici, sociali.
Sulla Regione, comunque, pur con le specificità dei suoi problemi, si riflette la generale condizione del Paese, dalla quale non si può, certamente, fare astrazione.
Definita la politica, necessaria, per la tutela dei conti pubblici, è il momento di iniziare una stagione di riforme, nella stabilità. Bisogna adoperarsi per promuovere una crescita maggiore di quella prevista. Occorre puntare più in alto (è l’argomento che ho avuto modo di affrontare nel meeting di Rimini di Comunione e Liberazione).
La prosecuzione della giusta salvaguardia della sicurezza della finanza pubblica si intreccia con la capacità di sospingere una più certa espansione, affrontando gli annosi problemi della produttività e della competitività. Soprattutto ora che si avvertono segnali di un qualche rallentamento della pur non decisa ripresa e, in Italia, una indicazione viene dal calo, a luglio, di fatturato e ordinativi.
Le riforme strutturali sono vitali. Come lo è il federalismo, da realizzare secondo la logica della responsabilizzazione ai diversi livelli, con l’obiettivo di una efficiente, trasparente e partecipata sussidiarietà, ma anche secondo una visione di cooperazione e di solidarietà nazionali. Un federalismo, insomma, come storica innovazione volta a unire. Un federalismo che - previa puntuale conoscenza dei costi - enfatizzi le responsabilità territoriali e quelle nazionali. In questa Regione conoscete bene il significato delle attribuzioni decentrate delle quali avete fatto un corretto ed efficace impiego secondo lo Statuto speciale. Un federalismo che inneschi una necessaria, generale riforma fiscale, che riduca il peso dei tributi sulle imprese e sul lavoro. Bisogna procedere a una riforma del Welfare, non per sopprimerlo ma  per renderne possibile la prosecuzione in un contesto largamente mutato.
Al di là del prioritario, fondamentale ruolo del Governo e del Parlamento, ognuno deve fare la propria parte: l’impresa, con la capacità di innovare e di competere, il mondo del lavoro, con la disponibilità alla riforma dell’ordinamento contrattuale e delle relazioni tra le parti sociali, il comparto creditizio e finanziario-assicurativo, dando prova di essere capace di sostenere le iniziative valide a prescindere dalle garanzie che le assistono e svolgendo anche una funzione propulsiva, le istituzioni tutte.
Basilea 3 - come si profila dopo le recenti decisioni del Comitato omonimo - e la stessa Solvency 2 in fieri (per il comparto assicurativo) - che ci si augura possa essere equilibratamente  definita - renderanno necessarie innovazioni soprattutto nelle politiche degli intermediari ma anche nelle decisioni degli organi istituzionali per evitare che la necessaria stabilità non si traduca in restrizione dell’attività. 
All’obiettivo della maggiore crescita e dell’impegno per la maggiore occupazione dovranno mirare le iniziative di politica economica e sociale, sviluppando coordinatamente linee già prospettate dal Governo e dalle parti sociali o all’esame del Parlamento. Oggi la nostra economia ha bisogno di un quadro politico-istituzionale di stabilità - di contenuti e di schieramenti - per la sua necessaria, positiva evoluzione; del pari, ha bisogno della promozione di politiche di sviluppo a livello europeo.
Vi sono obiettivi di interesse generale che richiederebbero ampie convergenze politiche e sociali.
Naturalmente, una parte non secondaria della ripresa non è nella nostra disponibilità, ma dipenderà dalle scelte di politica economica e di politica monetaria delle principali aree del globo.
L’occasione della discussione alle Camere sui cinque punti programmatici che saranno proposti dal Governo fra pochi giorni andrà, comunque, colta anche per enfatizzare il sostegno della maggiore crescita.
Ringrazio il Presidente Tondo e voi tutti per la cortese attenzione.