Festa dell’anziano Roma – Incontro con donne e uomini delle Generali in servizio e in quiescenza

Roma, 9 dicembre 2010

Incontro con donne e uomini delle Generali in servizio e in quiescenza

Saluto del Presidente Cesare Geronzi

Roma, 9 dicembre 2010

L’incontro odierno vuole essere la riaffermazione – in questo caso simbolica – del valore che le Generali attribuiscono alle donne e agli uomini che lavorano nella Compagnia e che hanno contribuito, negli avvicendamenti verificatisi nel corso dei decenni, a renderla grande.
Oggi, le Generali sottolineano il raggiungimento di alcuni traguardi nella vostra vita lavorativa: rispettivamente i 20 e i 35 anni che sono delle pietre miliari, verso fasi di ancora maggior impegno e produttività, da un lato, e di più efficace messa a frutto di una lunga e peculiare esperienza, dall’altro. E’ un modo, in sostanza, per ringraziarvi di quanto avete finora fatto per la Compagnia - che sa bene che le sue fortune sono legate alle capacità di coloro che vi lavorano – e per incitarvi a un ulteriore sforzo di partecipazione e di impegno, rafforzando ancora lo spirito d’istituto che da lungo tempo è una caratteristica delle Generali.

Ma è anche l’occasione per un ringraziamento e un abbraccio ideale con coloro che lasciano la Società per il pensionamento, dopo aver dedicato una parte della loro vita a questa nostra grande istituzione.  
La Compagnia si appresta a compiere 180 anni. Questi si intersecano, in parte, con i 150 anni dell’Unità d’Italia, nelle cui celebrazioni interverremo con una nostra esposizione. L’attività della società ha attraversato due secoli e ha iniziato a svolgersi nel terzo. Non sono molte le imprese che possono vantare una tale longevità sempre in posizione di punta. L’operare delle Generali si è intrecciato con le più rilevanti fasi della storia dell’ottocento e del novecento. La Compagnia ha progressivamente esteso la forza e il prestigio. È  progredita innovando nella continuità. È diventata la prima multinazionale italiana, come oggi attestano le graduatorie internazionali.
Si può dire, ricorrendo al talvolta abusato neologismo “glocale”, che le Generali sono glocali: globali e, al tempo stesso, nazionali; guardano al mondo e, contemporaneamente, non si astraggono, certo, dall’Italia, dove si sviluppa una parte non secondaria della loro attività; mirano ad accrescere la redditività e, a tal fine, a migliorare l’efficienza e la produttività, ma non sottovalutano l’ambiente in cui operano e i fini di interesse generale che non solo non contrastano con gli scopi aziendali, bensì possono dare ad essi maggiore sostanza e durevolezza.
Le Generali sono in prima linea nelle politiche aziendali di sostenibilità. Guardano al ruolo delle donne e degli uomini che lavorano nella Compagnia come alla risorsa più pregiata, da seguire attentamente, da motivare costantemente, incentivando la sempre più coerente adesione ai fini aziendali, nel presupposto della cura continua della professionalità e della tradizionale dedizione.
Relazioni sindacali trasparenti, corrette e sviluppate con reciproca attitudine collaborativa sono un punto di forza.
I successi della Compagnia si riflettono anche in un incontro come quello odierno nel quale c’è quasi un passaggio di testimone tra coloro che si accingono ad andare in pensione, coloro che affrontano le ultime impegnative prove di lavoro, forti di una robusta esperienza e di una sperimentata professionalità, e coloro che si trovano nel mezzo dello sviluppo della carriera e sono chiamati a  cimentarsi con le rapide trasformazioni che caratterizzano l’economia e la finanza, mentre si rafforza l’esigenza di formazione continua e di allargamento delle esperienze. Siamo sicuri che sosterrete questo impegno consolidando le capacità di cui fin qui avete dato prova.
E’ opportuno, ora, dar conto brevemente degli impegni degli organi deliberativi.
Ci apprestiamo a valutare conclusivamente le conseguenze dell’analisi organizzativa affidata a Boston Consulting e le relative proposte. Si tratta della disamina dello svolgimento di un compito attribuito, a suo tempo, all’unanimità alla suddetta società nell’interesse esclusivo delle Generali, non certo degli esponenti di vertice, tanto meno di questo o quello esponente.
Abbiamo bisogno di perseguire un’efficienza ancora maggiore, di accrescere ulteriormente la capacità di reddito, di sviluppare una forza competitiva più spinta, di una maggiore fluidità decisionale, di una più estesa partecipazione ai processi lavorativi, di un migliore inquadramento dell’operatività nel sistema.
A questo fine, è necessaria una “discordia concors” nei ruoli, soprattutto in quelli chiave: distinzione delle funzioni e raccordi al livello di coloro che sono preposti alle competenze di sintesi; contraddittorio dialettico e tempestività della sintesi operativa sono i due pilastri di una revisione che voglia valorizzare la sana e prudente gestione, insieme con la netta distinzione dei compiti riguardanti le diverse realtà nazionali da quelli relativi alla holding. Precisa individuazione delle funzioni e delle responsabilità, previsione di compiti di integrazione e coordinamento: sono le linee lungo le quali è opportuno, necessario muoversi.
Le disposizioni dell’Organo di vigilanza per il sistema dettano una serie di indirizzi, che riteniamo debbano essere puntualmente osservati.
Dunque, dobbiamo operare delle scelte concrete che stanno a cuore a tutti, dal momento che tutti vogliono il bene della Compagnia, che poi è il bene di ciascuno che ad essa partecipa.

Dal momento dell’insediamento, a fine aprile, dei nuovi vertici abbiamo lavorato intensamente, e in pieno accordo, per sfruttare tutte le immense potenzialità delle Generali e per imprimere alla Compagnia una maggiore propulsione, insieme con l’ampliamento della partecipazione alle decisioni di coloro che sono investiti di incarichi di vertice.
E’ stata, appunto, avviata la revisione organizzativa che ora sta per essere definitivamente valutata. E’ stato istituito il Comitato investimenti per rendere ancor più corroborati di professionalità e di esperienze le scelte e il procedimento di investimento in mobili e immobili. E’ stata avviata la prassi delle riunioni di un informale Comitato di presidenza. E’ stata rivitalizzata la Fondazione. Si è resa mensile la periodicità delle riunioni del Comitato esecutivo. Sono state puntualmente attuate, in chiave più rigorosa, le disposizioni in materia di parti correlate. Ho cercato di assicurare con continuità la presenza nelle diverse sedi della Compagnia. Ho visitato le sedi francesi e tedesche; nel prossimo anno attueremo un programma di visite all’estero per conoscere ancor di più da vicino, documentatamente, la vita di quegli insediamenti delle Generali. L’espansione ulteriore della Compagnia anche fuori dall’Italia è all’ordine del giorno. Non escludo un’attenzione pure all’America del Sud.
In definitiva, sulla governance in senso lato abbiamo fatto dei passi importanti con il concorso di tutto il Consiglio di amministrazione e del Collegio sindacale. Abbiamo lavorato seriamente, non certo nel modo in cui qualche articolo di stampa presenta gli approfondimenti in atto secondo schemi inventati, propri di una rappresentazione fatta da chi preferisce non sviscerare gli argomenti, ma trova più agevole fornire un’immagine di fantasia.  
Ora, valutando anche il tema di una figura più direttamente preposta all’Italia, pensiamo di definire le innovazioni da introdurre conclusivamente nella governance.
Se le strategie sono efficaci, se si irrobustisce la capacità competitiva, se la redditività migliora – e a ciò siamo determinati -  se cresce la rispondenza alle esigenze della clientela, è merito di tutti, dipendenti e dirigenti, di ogni ordine e grado.
A me piace darne atto a voi in questa circostanza.
Mi sono accostato al mondo delle Generali avvertendo la grande responsabilità di presiedere una società di tale rilievo. Ho preso, però, subito confidenza con questo mondo, al quale oggi mi sento legato; e avverto e ancor più la responsabilità di non deludere le aspettative di quanti - dagli azionisti ai lavoratori, al contesto esterno - legittimamente si attendono ulteriori avanzamenti.  

Le Generali, come dicevo, non fanno certo astrazione dall’ambiente economico – sociale – istituzionale in cui operano.
La Compagnia ha affrontato molto bene la crisi globale e altrettanto bene ne sta uscendo.
Il risultato di bilancio – come ho detto in un’altra occasione – sarà senz’altro soddisfacente, in considerazione anche delle incertezze che hanno gravato sulle compagnie assicurative e che non sono significativamente superate, in particolare per la non facile congiuntura del ramo-danni e per il basso livello dei tassi di interesse (che, però, se dovessero risalire, danneggerebbero le imprese più deboli).
Per le politiche sin qui condotte le Generali sono pienamente in grado di affrontare la eventuale prosecuzione delle turbolenze a livello europeo e non nutrono preoccupazioni quanto all’applicazione di Solvency 2, pur auspicando che nella relativa disciplina vengano introdotte alcune opportune modifiche.
Si prospetta, comunque, la necessità di migliorare la nostra azione nel ramo-danni e nel campo della diversificazione della tutela del risparmio.

Il contesto esterno non è del tutto tranquillizzante. Si profilano passaggi delicatissimi nei prossimi giorni, a livello nazionale ed europeo.
Appare difficilmente accettabile che nell’Unione e nell’Eurosistema non si riesca a convergere  su ipotesi di contrasto dei rischi di contagio della instabilità finanziaria. L’idea dell’Eda – l’Agenzia europea del debito – è valida; andrebbe chiarita nei suoi profili tecnici e nelle sue implicazioni, anche con riferimento alle garanzie relative alla emissione del debito comunitario. Ma gli immediati “nein” degli esponenti tedeschi che essa ha ricevuto, prima ancora della sua analitica esplicazione, non sembrano affatto coerenti con lo spirito che dovrebbe animare l’Unione. Naturalmente, occorre evitare di pensare che con l’Eda si possa conseguire l’integrazione delle politiche fiscali, ripetendo l’errore compiuto a proposito degli effetti illusoriamente attribuiti alla moneta unica. L’Eda sarebbe sicuramente un passo avanti, ma non la soluzione dei problemi  strutturali.
In ogni caso, non si può stare fermi. Accanto ai comportamenti che dovranno assicurare i singoli paesi con le politiche rigorose di controllo della finanza pubblica, occorre una più incisiva azione comunitaria d’anticipo, che non si fondi più sul caso per caso.
A questo impegno è chiamata la prossima riunione dei Capi di Stato e di governo dell’Unione, nella speranza che produca risultati concreti e di immediata applicazione.
L’idea di un doppio euro, euronord ed eurosud, si potrebbe definire una tesi da “neuro”.
L’altro aspetto fondamentale è quello della crescita. E’ ormai largamente condiviso che il triangolo della stabilità finanziaria ha tre vertici che si chiamano crescita, rigore nei conti pubblici, stabilità istituzionale
Sarebbe necessaria, per l’Italia, una crescita maggiore di quella prevista intorno all’1 per cento nel 2010 e nel 2011. Ciò dipende dal livello internazionale, da quello europeo e da quello italiano. Dobbiamo crescere di più, avendo soddisfatto, per ora, in Italia il “vertice” del controllo della finanza pubblica. A questo proposito ascolteremo, domani, le indicazioni che riterrà di anticipare la Commissione europea. Intanto, è importante che sia stata approvata la legge di stabilità.
Una crescita maggiore è necessaria per fronteggiare i problemi dell’occupazione, soprattutto di quella giovanile. Voi conoscete bene le difficoltà di diverse famiglie in questo momento, anche se il minore ricorso alla cassa integrazione a novembre può essere, se si stabilizzerà, un segnale importante di una fase nuova.
Si ritorna, così, al tema delle riforme, che altre volte ho sottolineato. Tema che, insieme con quello sulla crescita, per l’area-euro è stato oggi affrontato nel Bollettino mensile della BCE.

Dovrebbe porsi mano, nel quadro di una auspicata revisione di alcuni aspetti dell’ordinamento del lavoro – su cui il governo ha avanzato già delle proposte – alla valutazione delle relazioni tra salario e produttività, con il fine di ridurre la precarietà. Andrebbe analizzata la “share economy” e riflettuto sulle possibili innovazioni della sua introduzione.
Tutti dobbiamo operare, ai diversi livelli di responsabilità, per contrastare i potenziali rischi di instabilità finanziaria che possono provenire dall’esterno della nostra economia.
Quali che siano gli svolgimenti politico-istituzionali di queste difficilissime giornate, è importante che non si smarriscano mai le ragioni della stabilità, della responsabilità, del rigore.

Si approssimano le Festività natalizie, dunque, colgo l’occasione per formulare a voi e alle vostre famiglie i più affettuosi auguri di Buon Natale e di Buon Anno. Intraprendete un nuovo percorso, dentro o fuori della Compagnia, e vi accingete a farlo con i buoni auspici del nuovo anno.
Sono sicuro che la Compagnia ai nostri amici che vanno in pensione lascia un “habitus”, un costume altrove non rintracciabile. L’orgoglio dell’appartenenza continuerà ad animarvi perché esso  - che mai trascende in gretto corporativismo – costituisce un’impronta indelebile. Il mondo delle Generali non è certo uno spaccato di quella società piatta di cui ha scritto il Censis.
A voi che lasciate il lavoro in questa nostra Casa sono particolarmente vicino perché comprendo come in questo momento prevalgano la commozione e la nostalgia dei tanti anni trascorsi e dei rapporti di colleganza e amicizia forgiati nel tempo. Ma vi si apre anche una fase nuova della vita nella quale potrete coltivare gli interessi che non avete potuto curare perché assorbiti dal lavoro.
Il distacco non sarà traumatico perché, anche in pensione, continuerete a sentirvi parte attiva delle Generali, pure nei nuovi contesti che frequenterete. E saranno anche questi duraturi sentimenti una prova della forza della nostra Casa.  
Che possiate dire, come ebbe ad affermare il mio Maestro, Guido Carli, quando si dimise dalla carica di Governatore della Banca d’Italia: “Qui lascio la metà della mia vita”, con l’augurio – aggiungo io – di vivere ora intensamente e con lunghe soddisfazioni l’altra metà.